Thomas Cook in bancarotta: turisti bloccati e posti di lavoro a rischio

Sono 22 mila i posti di lavoro a rischio a seguito della dichiarazione di bancarotta da parte della compagnia Thomas Cook. Cosa sta succedendo.

Thomas Cook in bancarotta: turisti bloccati e posti di lavoro a rischio

Turisti bloccati negli aeroporti e posti di lavoro a rischio: queste le principali conseguenze della bancarotta dichiarata dall’azienda Thomas Cook, il tour operator britannico fondato nel giugno 2007 dalla fusione di Thomas Cook AG e MyTravel Group. Le trattative con i creditori aperte in nottata non hanno dato fumata bianca e ciò ha costretto la compagnia a cancellare tutti i futuri voli, nonché le future vacanze. Si tratta di un’operazione che coinvolge centinaia di migliaia di persone, tra viaggiatori e impiegati, con un’operazione di rimpatrio che oltre a essere la più grande fino a oggi per numero di persone (circa 500 mila in tutto) sarà anche molto costosa (si parla di 600 milioni di sterline).

Thomas Cook in bancarotta: un po’ di numeri

“La più grande operazione di rimpatrio in tempi di pace”, l’ha già definita la Bbc, ma effettivamente quella di cui ci si dovrà occupare nei prossimi giorni non potrebbe essere definita in modo diverso. Sono 150 mila i turisti britannici che avevano prenotato dei voli con la compagnia Thomas Cook e il loro rientro ora è a forte rischio. Ai turisti britannici si aggiungono poi altri 350 mila viaggiatori non inglesi. L’operazione sarà comunque coperta economicamente dal fondo di garanzia Atol.

L’obiettivo era quello di raccogliere 200 milioni di sterline di finanziamenti per evitare la bancarotta, scrive Repubblica, questo dopo la nuova liquidità (450 milioni di sterline) da parte della società cinese Fosun Tourism Group, che era anche il principale azionista dell’azienda e che ora non maschera la propria delusione nell’aver scoperto come “Thomas Cook non sia riuscita a trovare una soluzione per la sua ricapitalizzazione con altre entità, i suoi creditori core e gli azionisti senior”.

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Conti in rosso, Brexit e autonomia dei viaggiatori le cause della crisi

La crisi era però già in atto da tempo. Già nello scorso maggio, spiega il quotidiano romano, la società aveva diffuso la propria trimestrale evidenziando una perdita di 1,45 miliardi di sterline. Si cita anche un report di Citigroup che proprio in quel periodo aveva suggerito di vendere il titolo. Alla base della crisi che ha poi portato alla bancarotta altre due questioni spinose: la prima è la Brexit, che ha influito notevolmente sulle intenzioni vacanziere dei turisti britannici; in secondo luogo, ma non meno importante, il cambiamento delle abitudini dei viaggiatori, ormai tendenti a organizzare in autonomia le proprie vacanze, invece di affidarsi ai tour operator.

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