Stamattina, a Padova, in un B& B è stato trovato morto Daniele Pozzi. Era un bodybuilder di Varese, arrivato lì per partecipare a una competizione in Fiera. Aveva 23 anni, e le cause della morte non sono ancora state chiarite. Il corpo non presentava ferite e nella stanza i Carabinieri non hanno trovato droga.
Com’è solito in questi casi, la gente accorre sulla pagina Facebook del defunto a scrivergli che se l’è meritato perché si dopava, e chissà che schifezze si faceva, tutto muscoli e niente cervello. Il sadismo insito nella frase “se l’è cercato” è un metodo infallibile, in Internet, per identificare miserabili, codardi e invidiosi.
Guardo le foto di Daniele e vedo un ragazzo che la vita non l’ha neanche iniziata a capire.
Una delle regole che mi sono imposto nella vita è che caldo, freddo, uragano, notte insonne o post sbronza assassino, ogni giorno feriale devo essere in palestra alle 7 di mattina. Per rendere il compito fattibile mi sono dotato di Daniele, prode compagno d’allenamento che m’aspetta all’angolo di casa. Con lui ho vissuto incredibili avventure tipo presentarmi ancora ubriaco e fuggire in cesso a metà esercizi, stirarmi muscoli di ogni tipo, guardare fail compilation sul treadmill e salvargli la vita sulla panca piana.
Dopo tre anni che ci alleniamo, tra fallimenti e vittorie, abbiamo imparato a conoscere la popolazione della palestra che dato l’orario è lì per allenarsi. C’è Spiderman, il supereroe che si allena con la stessa maglietta da tre anni ed è in grado di occupare trenta attrezzi contemporaneamente.
C’è Gazzella, faccia da film dell’orrore e fisico da fitness model. C’è Brontolo, un ex carcerato che parla da solo e fa sparring contro le colonne di cemento. C’era Tony Montana, un abbronzatissimo gestore di slot-comprooro-sigarette elettroniche ora presumibilmente interrato in un pilone autostradale. C’è Cumenda, un baby pensionato ora sessantenne che attrae cazzotti come il miele gli orsi. C’è Medusa, una chiatta arrapatissima che tenta d’incrociare lo sguardo.
Eppure è una bella comunità.
Uscire di casa col buio e il freddo, massacrarti per un’ora fino alla sfinimento, uscire e vedere l’alba sapendo che devi andare a lavorare è una cosa che t’immiserisce, ma crea solidarietà. Con alcuni di questi personaggi non ho mai parlato ma ci riconosciamo, a volte ci scambiamo cenni, un saluto, un sorriso.
Siamo tutti lì a faticare e sudare per riuscire a ottenere un minimo di quello che Daniele aveva. Il bodybuilding è una disciplina che richiede ai suoi adepti i sacrifici e l’abnegazione di un atleta professionista; fai bb quando ti alleni, quando mangi, quando bevi, quando esci con gli amici, quando il collega porta i pasticcini, quando vai al supermercato.
“Se l’è cercata”
Non mi stupisce che, dalle foto profilo dei commentatori, la sola cosa che hanno sollevato nella vita è un telecomando. È la stessa noiosissima solfa che sento sussurrare nei cinema quando Chris Hemsworth o Dwayne Johnson si tolgono la maglietta, o quando in spiaggia passa qualcuno che obbliga le donne a farsi venire i crampi al bulbo oculare sotto gli occhiali da sole per guardare senza girare la testa.
Quello che mi stupisce è che gli autori di questi commenti non abbiano mai incontrato una donna che gli rideva in faccia, o non si siano mai resi conto che anche loro se la cercano, solo in maniera differente. C’è chi ha il colesterolo di un maiale, chi si fuma due pacchetti al giorno, chi guida ubriaco, chi scopa senza goldone, chi fa tutte queste cose contemporaneamente e crepa alla stessa età di Daniele, ma senza aver mai provato la soddisfazione che provi davanti a una rinuncia, quando ti dimostri di essere forte.