Nell’epoca dei social network e delle informazioni personali divulgate su internet, il cosiddetto diritto all’oblio è una tematica assai rilevante. Vediamo allora la sentenza della Corte di Giustizia UE del Lussemburgo, la quale di fatto dà ragione a Google, il colosso dei motori di ricerca web, in una controversia con le autorità francesi, relativa appunto ai caratteri e all’applicazione del diritto all’oblio.
Diritto all’oblio e Google: la vicenda e la decisione del giudice UE
In sintesi, la sentenza accennata è sicuramente destinata a costituire una tappa importante per ciò che attiene il trattamento e la conservazione dei dati degli utenti internet. Google non sarà infatti obbligata ad applicare, a livello mondiale, la normativa UE sulla tutela del diritto all’oblio: con esso intendiamo il diritto ad essere dimenticati, ovvero ad ottenere la cancellazione dei propri dati dal web, in modo che nessun altro soggetto terzo possa più visualizzarli e conoscerli.
Anzi, il colosso dei motori di ricerca potrà conservare questi dati e non sarà tenuto a rimuovere i contenuti degli utenti, in paesi extra-UE. In altre parole, i contenuti non più visualizzabili nel nostro continente, potranno invece continuare ad essere presenti nei risultati di ricerca di paesi stranieri come, ad esempio, USA, Giappone o Brasile, ovvero all’esterno dell’Unione Europea.
Tale sentenza pone fine ad una vera e propria battaglia legale, protrattasi per anni, tra Google e il Garante per la privacy francese. Infatti nel 2016 tale autorità transalpina aveva deciso di multare Google per 100.000 Euro, in quanto la società statunitense aveva scelto di non cancellare – a livello globale – alcune informazioni e contenuti che, in Europa, sono oggetto di diritto all’oblio. In seguito il Garante per la privacy francese avviò una causa contro Google e il giudice francese decise di rimandare la controversia alla Corte di Giustizia.
Indipendentemente dagli esiti di questa vicenda giudiziaria, già molti giudici di vari Stati europei, hanno contestato l’ipotesi della rimozione contenuti su scala globale. D’altra parte il diritto segue alcuni principi fondamentali e, tra questi, essenziale è quello del divieto di extraterritorialità del diritto: in altre parole, una norma (come quella sul diritto all’oblio) vale solo nel territorio in cui è vigente. Infatti, il diritto all’oblio è stato oggetto di specifica regolamentazione e tutela con il Regolamento generale UE sulla protezione dei dati (Gdpr), adottato l’anno scorso. Ma appunto tale regolamento – e i divieti che contiene – non sono esportabili e applicabili in territori estranei all’area UE.
In conclusione, si tratta di una vittoria per Google, in quanto se è vero che per ciò attiene alle ricerche web effettuate in località europee, i contenuti dovranno essere sottoposti alla tutela del diritto all’oblio, non altrettanto può dirsi per le ricerche effettuate in altri continenti, in cui i contenuti potranno continuare ad essere trovati e visualizzati.
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