Tra i primi a lanciare pubblicamente l’idea della cosiddetta tassa sulle merendine che in realtà sarebbe da intendere come una “tassa di scopo ad esempio sulle bibite gassate o sulle merendine” appunto – per dirla con le sue parole – è stato il ministro dell’Istruzione Fioramonti.
Sulla proposta si registrano pareri discordanti, sia all’interno della maggioranza di governo e dell’esecutivo che nell’opinione pubblica.
Tassa sulle merendine, l’esperienza degli altri Paesi
Quali sarebbero gli effetti della introduzione di una legge del genere? Molto difficile rispondere alla domanda, se non impossibile. Tuttavia ci sono alcuni Paesi che hanno sperimentato tale misura. Ne ha parlato Repubblica, con un articolo a firma di Alberto Franco, professore a contratto di diritto tributario presso l’Università di Torino e associato di CBA, citando l’esperienza con gli effetti registrati in alcuni Paesi esteri.
Tassa sulle merendine, gli effetti dove è stata applicata la sugar tax
Secondo quanto si legge nell’articolo la maggiorazione delle imposte su cibi ricchi di grassi saturi e bevande zuccherate ha portato ad effetti diversi a seconda dei Paesi in cui è stata introdotta. In alcuni casi, come Finlandia ed Ungheria, c’è stata una riduzione del consumo degli alimenti colpiti dalla maggiore tassazione. Mentre in Francia l’imposta sulle bevande zuccherate ha portato ad una solo temporanea diminuzione dei consumi degli alimenti tassati. Un altro caso citato è quello della Danimarca dove la tassazione è stata abrogata, dopo l’introduzione, a causa degli effetti registrati dal punto di vista occupazionale nei settori produttivi interessati e dalle aziende produttrici dei prodotti sottoposti ad aumenti della tassazione.
Difficili previsioni
Tassa sulle merendine – In base alle esperienze, con i diversi casi citati, negli altri Paesi è praticamente impossibile prevedere quali sarebbero le conseguenze di una eventuale ok alla nuova tassa in Italia. Ci sono inoltre altre questioni che andrebbero ad incrociarsi all’eventuale nuova tassa: le critiche di chi scongiura un ulteriore aumento del gettito, l’esigenza di rispettare la progressività della tassazione.
Non nasconde le sue perplessità il professore a contratto di diritto tributario Alberto Franco: “Le difficoltà tecniche di strutturare una tassa equa, non distorsiva e compatibile con il tessuto economico italiano sono molte, e sembrano comportare più rischi che benefici. Delegare l’educazione ad una corretta alimentazione alle imposte e al sistema fiscale, già piuttosto pervasivo nel nostro Paese, invece che a programmi di informazione e di educazione, tutto sommato non sembra essere la strada più efficiente”.
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