Sondaggi TP: Italia Viva al 5,5%. PD si sposta a sinistra
Negli ultimi sondaggi esclusivi di Termometro Politico per Coffee Break, si rilevano le intenzioni di voto degli italiani e si parla di clima e nuove tasse
Termometro Politico ha sondato, per Coffee Break (La7) le opinioni degli italiani sui temi più importanti del momento (oltre alla canonica rilevazione sulle intenzioni di voto). Qui, il video con tutti gli interventi del presidente e fondatore di Termometro Politico nella puntata del 27 settembre 2019 di Coffee Break.
Qui, trovi il penultimo sondaggio esclusivo di Termometro Politico per Coffee Break, pubblicato il 20 settembre 2019.
Sondaggi elettorali TP: Italia Viva parte dalla base elettorale del PD
Per la seconda settimana, sondiamo le intenzioni di voto del nuovo partito di Matteo Renzi, Italia Viva. Il partito centrista arriverebbe, stando alle nostre rilevazioni, a un 5,5%. Un aumento considerevole rispetto a settimana scorsa, nel quale IV veniva offerto al 3,6%. Probabilmente, la gran copertura mediatica garantita alla nuova creatura dell’ex segretario dei dem ha facilitato questo primo incremento (legato quindi alla maggior diffusione di una forza politica neonata e ancora poco conosciuta).
In prima posizione rimane stabile la Lega, che perde quasi un punto nel giro di una settimana, passando dal 36,1 al 35,3%. In seconda posizione troviamo il PD che si allontana ulteriormente dalla soglia dei 20 punti percentuali, perdendo lo 0,9% e scendendo così al 18,6%. Non se la passerebbe meglio il Movimento 5 Stelle, che perde l’1,1% e scende al 17,4%. In quarta posizione si conferma Fratelli d’Italia. Anche il partito della Meloni cala leggermente, passando da 8,4 a 8,2%. Con variazioni più o meno corpose, si è osservata una tendenza alla dispersione del voto, che va a finire tra i partiti meno “pesanti” (in termini di intenzioni di voto). Troviamo, per l’appunto, il forte incremento di Italia Viva (+1,9%) e dei Verdi (dall’uno al due percento). Anche FI rosicchia un paio di decimi, arrivando al 5,4%.
Sondaggi elettorali TP: il PD vira a sinistra
L’uscita di Renzi e il contestuale ingresso di Laura Boldrini nel Partito Democratico, sembra portare il Partito Democratico più verso sinistra. Ne è convinto il 28,6% degli intervistati che assicurano che il PD si sposta decisamente a destra. Per un altro 33,3% (la maggioranza relativa), invece, c’è sì uno slittamento verso sinistra ma pur sempre marginale. Sembra che siano in pochi a pensare che il PD sia stato e rimanga un partito: è questa la risposta data dal 13,6%. Una percentuale inferiore rispetto a chi ha considerato il PD sempre di sinistra (17,1%). Stando ai risultati ottenuti, si potrebbe dire che il Partito Democratico potrebbe cambiare il suo segmento elettorale di riferimento, andando a competere prevalentemente nello spettro di una sinistra ancora molto frammentata e con scarse possibilità di superare la soglia di sbarramento. Dall’altro lato, i “dem” potrebbero perdere qualcosa del voto moderato, che potrebbe deviare verso Italia Viva (primo competitor), +Europa, Forza Italia e Movimento 5 Stelle.
Sondaggi TP: c’è scetticismo sugli accordi di Malta
Recentemente, nel vertice di Malta, si sono fatti dei passi in avanti – almeno sul piano formale – nella politica migratoria comune. Si è stabilita una rotazione volontaria dei porti d’arrivo e, in particolare, l’allargamento dei ricollocamenti sul territorio europeo anche a migranti a cui non è stato ancora concesso lo status di rifugiato. Il campione si spacca in due, ma prevale lo scetticismo: il 48,2% crede che i partner europei non ci aiuteranno e che questo accordo non farà altro che fomentare l’mmigrazione clandestina. Un altro 7,3% ritiene che dal vertice di Malta si siano prese decisioni positive, ma che la maggior parte degli immigrati giungerà sempre sulle coste italiane. Una minoranza (4,4%) considera necessario annullare i patti con la Libia e incentivare i corridoi umanitari. Rimane un buon 38,7% che ritiene l’accordo trovato nel vertice come assolutamente positivo, grazie alle capacità della ministra Lamorgese.
Sondaggi TP: tutte le spaccature su clima e ambientalismo
L’ambientalismo è stato il tema della settimana (che andava dal 20 al 27 settembre e che culminava nella marcia a favore dell’ambiente e contro il riscaldamento globale). I lavori dell’Assemblea generale dell’ONU si sono centrati prevalentemente sul tema ambientale. Le politiche da adottare e la visione del problema spaccano il paese in due. Spiccano due risposte su tutte riguardo alla messa in atto di politiche volte a tutelare l’ambiente: da un lato c’è chi crede che si faranno delle leggi, ma saranno insufficienti (34,5%). Dall’altro, c’è chi pensa che non si faranno ma “per fortuna: risparmieremo nuove tasse, stanno esagerando i problemi ambientali”. In questo caso si evince come nonostante la spaccatura su chi ritiene più o meno urgente l’affronto di questa tematica, c’è si una maggioranza (di circa il 70% contro il 27%) che considera che non si passerà a politiche incisive.
Divisione anche sulla direttiva di Fioramonti di giustificare l’assenza a scuola di venerdì 27 settembre per partecipare alla marcia contro il riscaldamento globale. La risposta più frequente (30%) lo considera un errore in quanto diseducativo. Segue, a ruota (29,5%) chi l’approva e considera giusto che si incentivi la partecipazione a questo tipo di manifestazioni. Un 21,9% è invece totalmente contrario, affermando che “si tratta di una manifestazione che si basa su falsi problemi, molto strumentalizzata”. Infine, un 17% avrebbe preferito vedere delle iniziative all’interno della scuola, piuttosto che giustificare l’assenza. Si ripresenta la spaccatura tra chi è favorevole a prendere iniziative a favore della sensibilizzazione sul cambio climatico e chi, invece, la ritiene controproducente, diseducativa o esagerata.
Infine, si chiede se la mobilitazione ambientalista possa nascondere interessi di grandi multinazionali o di poteri forti. La maggioranza relativa (il 34%) crede che si tratti di un problema reale del quale, però, qualcuno se ne sta approfittando. Un altro 40,8% rimarca l’importanza del combattere il riscaldamento globale, con un 20,6% che considera l’eventualità di un vantaggio ottenuto da parte di grandi multinazionali. Un 22,2%, infine, è totalmente convinto che si tratti di una esagerazione per aumentare le tasse, in quanto il clima è sempre cambiato.
Sondaggi TP: più contrari che favorevoli alla “tassa sulle merendine”
Tra le proposte del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti c’è la discussa “tassa sulle merendine”. Ovvero, una imposta su cibi e bevande ad alto contenuto di zuccheri. L’obiettivo è di finanziare il MIUR e al contempo alleggerire – indirettamente – il Sistema Sanitario Nazionale (per una minor incidenza di diabete e patologie correlate all’abuso di zuccheri). Un 17,7% è favorevole a prescindere dall’uso dei soldi ricavati da questa imposta, assicurando che “bisogna disincentivare a mangiare cibi poco sani”. Un altro 23,3% rimane favorevole ma solo se tali fondi vengono destinati alla scuola e alla ricerca, così come previsto dal ministro Fioramonti. La maggioranza si espone però negativamente: un 24,7% la definisce come “un’altra odiosa tassa”. La risposta più frequente (30,6%) ha però a che vedere con la libertà di mangiare quello che si vuole: “la dieta non può essere imposta dal governo”.
Nota metodologica: Metodologia CAWI. Interviste web. Elaborazioni SPSS. Campione elaborato su 2400 casi. Indecisi/Astenuti dichiarati: 4% del campione. Data la natura del sondaggio non ci sono rifiuti. Interviste realizzate tra il 25 e il 26 settembre 2019. Campione rappresentativo dell’universo di riferimento per sesso, età, area geografica e condizione professionale – Campionamento probabilistico – Ponderazione dei dati per il riporto alle proporzioni presenti nell’universo di riferimento. Il campione è ripartito per sesso, fasce di età, istruzione, occupazione e zona di residenza (su dati ISTAT 2014). Margine di errore +/- 3%
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