Armenia verso le elezioni: il lento disgelo a Yerevan e le promesse di democrazia
[ad]Nel terzo anniversario delle violenze del 2008, 50.000 persone scesero in piazza a Yerevan per chiedere nuove elezioni anticipate, riforme economiche e welfare sociale, contro la realtà di bassi stipendi, inflazione, corruzione e declino della qualità della vita dopo vent’anni di Armenia indipendente. In particolare, l’opposizione poneva tre condizioni alle autorità per la ripresa del dialogo politico: una “inchiesta obiettiva” sulle violenze del 2008, la fine del bando alle manifestazioni in piazza della Libertà, e il rilascio dei prigionieri politici, minacciando altrimenti il passaggio alla disobbedienza civile.
Tra aprile e maggio, il governo si adattò alle condizioni dell’opposizione, annunciando un’investigazione sulle violenze del 2008 e concedendo l’accesso a piazza della Libertà. Una nuova legge, passata nell’aprile 2011, garantisce a tutti i cittadini il diritto di assemblea. Infine, il 26 maggio, un’amnistia garantì il rilascio di centinaia di prigionieri, inclusi 6 attivisti imprigionati nel 2008. A luglio 2011 riprese il dialogo politico, tramite un gruppo di discussione ad hoc che include i tre partiti di governo (il Partito Repubblicano HHK, Armenia Prospera BHK e Stato di Diritto OEK) e una delegazione dell’opposizione extraparlamentare dell’HAK, per preparare nel migliore dei modi la stagione elettorale del 2012. Tra pochi giorni sapremo se il disgelo politico sarà sancito da elezioni libere e competitive, e se la democrazia potrà installarsi anche alle pendici dell’Ararat. (2/continua)
di Davide Denti