Nell’ormai lontano 2007 (12 anni fa, governo Prodi) ci fu un cambiamento importante concernente il trattamento di fine rapporto. Si decise infatti che il Tfr non potesse più restare nelle casse delle aziende e dovesse dunque essere girato all’Inps. Le somme non erano confluite nell’Istituto di previdenza come passività, ma come nuove entrate. Il fine? Sulla carta per la “promozione edilizia ad alta efficienza energetica, fondo salvataggio e ristrutturazione imprese in difficoltà, imprese pubbliche, alta velocità, spese funzionamento della Difesa, rifinanziamento per investimenti”. Questo fondo ha raccolto negli ultimi anni 68 miliardi di euro in totale, ma stando a una recente ricerca e a quanto riporta anche Il Sole 24 Ore, 36 miliardi di euro sarebbero letteralmente spariti.
Tfr Inps: un Fondo da 68 miliardi, ne sono rimasti 32
Da qui è partita un’indagine della Corte dei Conti, che ha interpellato fonti Inps fino all’attuale presidente, Pasquale Tridico. Ma a parte qualche riferimento legislativo, non si hanno avuto risposte certe, né soddisfacenti. Il Tfr Inps è finito in un fondo dal quale una buona parte delle somme non ci sono più e non si sa nemmeno come sono state spese. Anche Libero ne ha parlato, affermando che “il governo Prodi aveva etichettato le quote Tfr come entrate, non come passività. Capite? Avevano già intenzione di spendere e spandere gli stipendi dei lavoratori. Una beffa senza eguali, considerando la perdita di liquidità che hanno subito le aziende dopo la riforma di 12 anni fa”.
Tfr Inps: cosa cambia per aziende e lavoratori
Non saranno comunque i lavoratori a rimetterci. Quanto questi ultimi andranno in pensione, avranno i soldi che spettano loro e sarà lo Stato a farsi garante per loro, gravando però sul debito pubblico e creandone di nuovo. Diverso il discorso per le aziende, che oltre a vedersi tolti quei soldi ormai 12 anni fa, a oggi saranno costrette ad anticipare quelle somme ai lavoratori che andranno in pensione. Insomma, oltre il danno la beffa.
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