Elezioni Portogallo 2019: come abbondantemente previsto dai sondaggi, il partito socialista ha trovato una netta affermazione. Partono le trattative in vista della formazione del governo con gli alleati di sinistra.
Elezioni Portogallo 2019: trionfo (annunciato) dei socialisti
Alla fine, il Partito Socialista con in testa il premier Antonio Costa ha preso il 36,7% dei voti, invece, la principale forza di opposizione costituita dai socialdemocratici non va oltre il 28,1% dei consensi. In terza posizione il Blocco di sinistra che raggiunge quota 9,7% dei seggi, la Coalizione Democratica Unitaria che raggruppava gli altri partiti di sinistra (Partito Comunista e Verdi) si attesta al 6,5%, Il Partito Popolare (centrodestra) non supera il 4,2%; al 3,3% giungono gli animalisti (PAN).
Traducendo le percentuali in termini di seggi è chiaro come i socialisti, al netto dell’ottimo risultato, non potranno governare da soli: il voto di domenica 6 ottobre gli porta in dote 106 seggi (21 in più rispetto a quanti ne aveva conquistati all’ultima tornata del 2015) su 230 considerando anche i 4 riservati al voto estero che ancora devono essere assegnati. Dunque, per formare una maggioranza serviranno anche i 19 seggi del Blocco di sinistra e i 12 della coalizione di sinistra formata da comunisti e ambientalisti. Il centrodestra guidato dal Partito Socialdemocratico ottiene 77 seggi (9 in meno rispetto alle Politiche di quattro anni fa), i popolari soltanto 5 deputati (12 meno del 2015).
Le trattative (difficili?) per la formazione del governo
L’alleanza tra socialisti e sinistra nelle sue varie forme che governa il Portogallo da 4 anni è stata ribattezzata “geringonça”, cioè “accozzaglia”, dall’opposizione. Tuttavia, i risultati sorprendenti ottenuti dall’economia nazionale negli ultimi anni si sono tradotti in un forte consenso per l’esecutivo di Costa guardando ai numeri. Detto ciò, la compagine governativa è destinata a cambiare dopo alcuni screzi consumatisi negli ultimi mesi; Costa per garantirsi un futuro stabile potrebbe aprire a uno solo dei due partiti con cui governava fino a poco tempo e in più cercare l’intesa con un terzo partito, meno “ingombrante”, come potrebbe essere per esempio PAN.
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