Nuovo Ticket sanitario e colf: governo Conte fa retromarcia, non ci saranno
Nuovo Ticket sanitario e colf: governo Conte fa retromarcia. La prima non ci sarà (almeno per ora). Sulla seconda, si prevedono cambi di rotta.
Il tema della riforma dei ticket e del super ticket sanitario è tornato in auge grazie alle recenti dichiarazioni del ministro della Salute, Roberto Speranza. L’unico ministro in quota LeU ha proposto una rimodulazione del ticket a partire da criteri di progressività e l’abolizione totale del super ticket. Inoltre, chiede un piano importante d’assunzioni per ottemperare alle mancanze di personale che si riscontrano, in particolare, nelle strutture sanitarie pubbliche del Sud Italia.
Stop momentaneo al nuovo ticket sanitario
La proposta è stata accolta con una certa freddezza dal primo ministro Giuseppe Conte il quale, pur assicurando che la riforma della Sanità sarà un tema di importante discussione per il futuro, non vede l’urgenza di metter mano a ticket e super ticket. L’idea è che andranno fatto le dovute valutazioni: l’eliminazione del super ticket potrebbe costare, infatti, tra i 350 e i 400 milioni di euro. Nonostante l’incremento del Budget destinato alla Sanità (2 miliardi in più rispetto all’ultima legge di bilancio), sarà necessaria un’ampia discussione per trovare la quadratura del cerchio.
Le possibili novità per i collaboratori domestici
Tra i punti invece già in discussione, troviamo quella – molto dibattuta – sui collaboratori domestici. Riportando testualmente il portale economico Quifinanza.it, stando a uno dei possibili disegni di legge correlati alla legge di bilancio 2020, “i privati che assumono colf e badanti domestici si troverebbero a dover versare non solo i contributi ma anche IRPEF e addizionali.” Il rincaro potrebbe fomentare ulteriormente un segmento che, già di per sé, presenta alti livelli di irregolarità (proprio per la mancata formalizzazione dei rapporti). Oltre a colf e badanti, la normativa mirerebbe a includere anche altre categorie, come i giardinieri e i governanti. I possibili effetti controproducenti del ddl potrebbero far rivedere la strategia da perseguire, puntando magari all’esatto opposto: aiutare le famiglie con deduzioni fiscali, incentivando così il datore a dichiarare regolarmente il rapporto.
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