È notizia di questi giorni quella relativa al taglio dei parlamentari, che ha fatto felice il M5s – il principale promotore della riforma costituzionale – ma anche la stragrande maggioranza degli italiani. Vediamo allora di capire meglio quali sono le cifre del risparmio che ne deriverebbe, nonché chi va a casa e l’ipotesi referendum.
Taglio parlamentari: qualche cifra di riferimento
Come accennato, il taglio parlamentari ha avuto da poco attuazione con legge, attraverso un voto a maggioranza “bulgara” dell’aula della Camera. I voti favorevoli alla riforma costituzionale, fortemente voluta dai pentastellati ma non solo, sono stati infatti 553, i no 14 e 2 gli astenuti. Pro taglio parlamentari le forze di maggioranza (M5s, Pd, Italia Viva, Leu) e le forze di opposizione (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia), tuttavia con alcune prese di posizione discordanti al loro interno. Le sole forze del Parlamento che si sono opposte fino all’ultimo al taglio, sono state +Europa (3 deputati) e Noi con l’Italia (4 deputati). Evidentemente i partiti più piccoli sono quelli che più temono una riduzione drastica del numero di deputati e senatori.
Dal punto di vista tecnico, tale riforma è stata prodotta da una proposta di legge di modifica della Costituzione, e pertanto l’esame di essa è stato svolto con quattro letture parlamentari, due alla Camera e due al Senato. Secondo le intenzioni della riforma Fraccaro – il sottosegretario M5s alla presidenza del Consiglio – il taglio parlamentari comporterà la riduzione dei deputati da 630 a 400 e la riduzione dei senatori da 315 a 200, insieme al taglio dei parlamentari eletti all’estero.
Altro dato numerico non di poco conto è che tale riforma modifica il rapporto di rappresentanza alla Camera (ora 1 deputato per 151.210 abitanti, prima 1 per 96.006 abitanti) e al Senato (ora 1 senatore per 302.420 abitanti, prima 1 ogni 188.424 abitanti). Tuttavia, anche a seguito della riforma, sono “salvi” i senatori a vita, che restano confermati in un numero massimo pari a 5.
Il voto alla Camera si è avuto secondo scrutinio palese ed essendo riforma costituzionale la proposta di legge, per l’approvazione finale, necessitava della maggioranza assoluta (ovvero 316 voti): un numero che, con 553 sì, è stato superato nettamente.
Quanto si risparmierebbe?
Ora che il taglio parlamentari è legge, ci si domanda, sul piano pratico, quanti soldi lo Stato potrà risparmiare e su questo già si registrano pareri contrastanti. Secondo il capo politico M5s, Di Maio, il taglio in oggetto potrà condurre ad un risparmio pari ad un miliardo di euro in 10 anni, ovvero 500 milioni a legislatura; soldi che, sostiene il leader pentastellato, potrebbero essere reinvestiti per i servizi ai cittadini.
Una opinione diversa è quella dell’Osservatorio dei Conti Pubblici: infatti, secondo le stime di questo ente, tra stipendi, indennità e rimborsi, il risparmio non sarebbe – in verità – superiore a circa 57 milioni di euro l’anno, ovvero circa 285 a legislatura. Insomma cifre inferiori di quasi la metà di quelle indicate dal M5s e pari a non più dello 0,007% della spesa pubblica degli italiani. Si tratta certamente di cifre differenti e soltanto l’applicazione pratica della riforma nel corso del tempo, potrà dire con certezza a quanto ammonterà il risparmio per lo Stato e per gli italiani.
L’eventuale referendum confermativo
Tuttavia, il taglio parlamentari, essendo riforma costituzionale, potrebbe essere oggetto di referendum confermativo, laddove lo domandino almeno 126 deputati o almeno 64 senatori o cinque Consigli Regionali o 500.000 elettori. Ma se tra 90 giorni, non vi sarà alcuna iniziativa in tal senso, la riforma sarà di seguito promulgata dal Capo dello Stato e sarà pienamente valida ed efficace a partire dalla prossima legislatura. In caso contrario, saranno gli italiani a pronunciarsi.
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