Tassa smartphone e sim business: importo prelievo e chi deve pagare
Tassa smartphone e sim business: come funzionerebbe la nuova tassa e quanto costerebbe agli italiani? chi di fatto pagherebbe?
In momento storico in cui gli indici economici non rallegrano granché gli italiani e in cui l’attuale Governo cerca di trovare le coperture economiche ai provvedimenti che dovrà adottare nelle prossime settimane, ecco che si sta facendo largo l’ipotesi dell’introduzione di una sorte di tassa smartphone e sim business. Vediamo allora quale potrebbe essere l’importo del prelievo e chi di fatto sarebbe obbligato a versarlo al Fisco.
Tassa smartphone: perché? chi paga?
È chiaro che è una notizia che non farà felici i possessori di almeno uno smartphone o cellulare, in Italia ormai la quasi totalità della popolazione. La questione alla base di una tale eventuale scelta è legata alle coperture da trovare, in vista della legge di bilancio 2020, ovvero la manovra che tradizionalmente è discussa politicamente in questo periodo dell’anno. Siamo però ancora a livello di progetti, di bozze e di ipotesi più o meno concrete e che – secondo le intenzioni dei promotori – parrebbero non riguardare l’intera platea dei possessori di uno smartphone o cellulare. Infatti, l’esecutivo giallorosso starebbe pensando ad un intervento fiscale sulle schede sim, pari a circa 13 euro, ma rivolto esclusivamente a tassare la cosiddetta clientela “business”. Secondo le stime, tale tassa smartphone sarebbe un nuovo onere per i liberi professionisti, i piccoli imprenditori e gli esercenti che usano spesso il telefono per lavoro.
Quanto incasserebbe il Fisco?
Secondo i calcoli degli osservatori, una tassa smartphone porterebbe nelle casse dell’Erario ben 250 milioni di euro all’anno e, quindi, per i prossimi tre anni (il lasso di tempo in cui saranno dispiegati gli effetti della manovra) le entrate a bilancio statale, potrebbero esser pari a circa 750 milioni di euro. Certamente non poco. Tuttavia, pare che nelle intenzioni dei promotori, vi sia anche quella di legare la tassa smartphone all’abolizione dell’imposta di concessione sugli abbonamenti (pagata dalle compagnie telefoniche), a titolo di controbilanciamento del balzello in esame.
Limitazioni della nuova proposta
Come anticipato, tuttavia tale tassa non sarebbe rivolta a tutti i possessori di una sim: sarebbero esclusi i titolari di sim ricaricabili o di abbonamenti senza partita Iva; i soli destinatari, come suddetto, sarebbero coloro che utilizzano i servizi di telefonia mobile per lavoro. Inoltre, tale imposta andrebbe pagata una sola volta ed andrebbe ad aumentare il mero costo di attivazione sim e non i costi successivi, come le ricariche periodiche.
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