Pausa caffè lavoro: tempo, diritti e quando spetta ai dipendenti
Pausa caffè lavoro, ecco ciò che c’è da sapere: tempo, diritti del lavoratore e quando effettivamente spetta ai dipendenti.
Vediamo di seguito di capire che cosa dice la legge in merito alla cosiddetta pausa caffè. Forse infatti non tutti sanno che anche questo momento di relax e di sospensione momentanea dell’attività lavorativa segue delle regole ben precise, che vanno rispettate, sia dal datore di lavoro, che dai singoli dipendenti. Eccole in sintesi.
Pausa caffè: qual è il contesto di riferimento?
Abbiamo appena detto che la pausa caffè non è una scelta assolutamente libera da parte dell’azienda, bensì è soggetta a regole ad hoc, che la circoscrivono e la delimitano. D’altra parte, essa rappresenta un momento di socializzazione, di pausa dalla routine delle proprie mansioni, che favorisce la socializzazione con i colleghi, migliora l’affiatamento, il lavoro di squadra e, più in generale, la qualità della vita dei lavoratori. Tale pausa caffè rientra nella categoria più ampia delle pause di lavoro, ovvero riposi previsti e regolati dalla legge, contratti collettivi e regolamenti aziendali. Tali pause hanno l’evidente scopo di consentire ai dipendenti di un azienda o ente pubblico – ovviamente soggetti alla disciplina dell’orario di lavoro – di poter recuperare energie fisiche e mentali, e di mantenere, di conseguenza, standard accettabili a livello di prestazioni professionali. Va rimarcato che ogni azienda, in merito alla pausa caffè ed altre pause, ha un certo margine di libertà nell’organizzarle nel corso della giornata, tenendo ben presente l’organizzazione dell’attività lavorativa e le esigenze produttive.
Viene chiamata “pausa caffè” perche solitamente molti dipendenti la utilizzano per bere un caffè o un’altra bevanda, oppure per fumare una sigaretta, ma nessuna di queste attività è ovviamente imposta per forza: ciò che accomuna tutte le pause di lavoro è semplicemente il momento di relax e di “stacco” dalle mansioni assegnate.
Come funziona in concreto?
Tale pausa caffè è consentita dall’azienda, in considerazione delle specifiche esigenze organizzative e produttive contingenti: è insomma un diritto del lavoratore che deve, però, contemperarsi con le necessità del datore di lavoro e gli obiettivi aziendali. La pausa in oggetto è detta anche pausa intermedia e non va confusa con la cosiddetta “pausa pranzo” (più lunga), ha una durata compresa tra i 10 e i 30 minuti, e si colloca all’interno dell’orario di lavoro.
La legge relativa alla disciplina dell’orario di lavoro, ovvero il d. lgs. n. 66 del 2003 concede a tutti i lavoratori che hanno un orario superiore alle 6 ore giornaliere, il diritto di avere una pausa la cui durata è determinata dai contratti collettivi; in mancanza di essi, è posto comunque che la stessa non possa comunque essere al di sotto dei 10 minuti consecutivi. Come detto, lo scopo della pausa caffè è ricaricare le batterie e recuperare le forze, nonché staccare dalla monotonia della routine di lavoro.
In conclusione, a tale diritto del lavoratore subordinato, corrisponde uno specifico obbligo di legge per l’azienda, che deve assolverlo rispettando il suddetto limite minimo di 10 minuti di pausa.
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