Ok, ti ho insegnato i principi e le regole più generali e semplici possibili. Forse ti sei preso bene e sei andato a studiacchiare le cose più specifiche e ora sai tutto sui vari tipi di filato, sai riconoscere la qualità dei jeans o t’è bastato e sei a posto con le dritte generiche da nonno. Hai capito che elegante e appropriato sono due cose differenti e non sempre vanno d’accordo.
Adesso affrontiamo una parte altrettanto importante: il dove e il come. Fino a qualche tempo fa se si riceveva un invito, dentro veniva specificato il famoso dress code. Poi i padroni di casa si sono fatti più insicuri, ed è tutto un “vieni come vuoi”, cosa che manda le nuove generazioni nel panico. Perché se è la festa universitaria stica, ma se è qualcosa di più che si fa?
Il dress code, questo sconosciuto
Uffici, colloqui di lavoro, incontri con un cliente, cene di lavoro, cene in piedi, anniversari. Le occasioni in cui bisogna vestirsi e non coprirsi sono più di quelle che si crede, e sembrano discorsi vuoti finché non ti trovi con tua morosa che si trucca e ti chiede “tu cosa ti metti?”. A quel punto è subito orrore, frenetiche ricerche su Google, e il guardaroba che diventa un territorio ostile.
In realtà per un uomo è molto più facile che per una donna, purché riesca a superare il muro mentale del panico ma no che me ne frega di cui poi le foto sono fantozziane testimonianze. E pure i due di picche, in subordine. Vediamo un po’ cosa vogliono dire i dress code quando vengono indicati.
Smart casual
Significa informale ma decente. Chi chiede questo dress code ti sta supplicando di avere buongusto senza però essere elegante. È la richiesta più paracula in assoluto e quindi la più diffusa in studi, pranzi “giusto una chiacchierata” che in realtà decidono la tua assunzione, caffè/birra con tizie “giusto per conoscerci” che in realtà decidono l’uscita a cena e insomma tutto quello che è fuori dall’ambiente di lavoro. Nell’atto pratico, fare un outfit smart casual è facile: ti vesti casual da cima a fondo – assicurandoti che sia roba pulita e stirata – poi sostituisci un pezzo con uno formale… o il contrario.
Quando fa caldo smart casual significa poco, perché c’hai tre cose da mettere: scarpe, pantaloni e X. Se scegli i jeans metti scarpe informali e una camicia button down. Se invece scegli dei chinos, metti boat shoe/mocassini e una maglietta/polo. Nelle stagioni in cui fa fresco o proprio freddo e graviti nella prima metà dei 30 o inferiore, con lo smart casual puoi mettere una giacca, una maglietta (giusta di spalle e con un’estetica decente), chinos e scarpe da ginnastica NUOVE E PULITE. Se navighi per i quaranta, inizia a essere un po’ infantile.
Riguardo ai maglioni
I cardigan sono più versatili anche per motivi termici – perché puoi aprirli. Se sono maglioni con scollo a V, mettici sotto una camicia. Se hanno il collo tondo mettici solo la maglietta, così da evitare l’effetto colletto da prete. In genere non ho mai conosciuto uomini a cui stessero male gli scolli a V, perché incorniciano il viso e tolgono un po’ di peso alla faccia, se non sei uno sportivo. Ti ho già insegnato come abbinare le fantasie, ma ricordati che un maglione è già un capo sportivo, quindi anche se è smart casual si parla di tinta unita. Lasciamo le fantasie per il tempo libero e per il fuori città.
Cose che ho scoperto tornare utili
Una cosa che ti aiuta parecchio nello smart casual è la camicia jeans, riesce a svaccare pressoché qualsiasi outfit. Giacca sportiva, camicia jeans e chinos sono un ottimo modo per stare caldi e rispettare il dress code senza sembrare ingessati. Un’altra opzione semplice che non fallisce mai è dividere il corpo sopra e sotto la cintura: sopra formale e sotto informale, purché bilanciato.
A trent’anni ti puoi anche permettere giacca, camicia di fuori e cravatta in maglia sopra jeans sdruciti e scarpe da ginnastica. A quaranta tocca essere meno estremo, ma il principio rimane. Se la svacchi tanto sotto, devi compensarla sopra. Stasera facciamo il business casual.