Sulle pagine del Corriere, commossa dall’ennesima morte su strada, la stimata collega Susanna Tamaro sostiene che “l’obbligo del divertimento ha sostituito la gioia di una festa”; si domanda come mai, dopo la morte di alcuni ragazzi, nessuno si fermi a chiedersi cosa sta succedendo.
“Che mondo è un mondo in cui divertimento fa rima con stordimento? Che mondo è un mondo dove gli adolescenti si ubriacano a tal punto da non essere più in grado di ricordarsi con chi hanno passato la notte?”
Con grande rispetto – la signora ha 62 anni – vorrei provare a rispondere a questa domanda: è un mondo normale da quando è stato inventato il vino. Gli adolescenti sono cattivi, fanno cose di cui poi si pentono perché devono affermarsi con il proprio gruppo e scoprire i limiti. Hanno fame di tutto. Di cibo, di vita, di sesso, di morte, di emozioni, di brividi, di novità. Vogliono sentirsi speciali e gridare al mondo che hey, loro sono diversi, coraggiosi, ribelli e trasgressivi. Per gli adolescenti – tranne rare eccezioni – non esiste il domani.
“Intorno a noi comunque c’era un mondo, il mondo delle ideologie, dei grandi ideali di cambiamento per cui era giusto e doveroso combattere. Nel bene e nel male le nostre vite erano comunque tese nella direzione di una scelta da compiere”.
Ho ben presente. Erano le grandi ideologie tipo “come sarebbe bello un mondo senza guerre, andiamo a sparare a giudici, giornalisti e Carabinieri” a cui si opponeva “come sarebbe bello tornasse il fascismo, andiamo ad ammazzare cittadini inermi”. Quella sì che era una generazione tesa verso una scelta da compiere, un’atmosfera che lèvati, proprio. A proposito; il picco più alto di morti su strada è proprio nei magici anni ’70. Oggi su strada ne muore la metà, pur tenendo conto che oggi siamo il paese europeo col maggior numero di automobili.
“Era il 1990, avevano fatto irruzione le micidiali droghe chimiche”.
Ah, perché invece l’LSD cresce in natura? Quei cartoncini che la generazione Woodstock si metteva sulla lingua ascoltando sitar e sognando la mistica India sono stati estratti dalla nobile terra? Un buon contadino torna dai campi e annuncia che quest’anno i Supersimpson vengono su una meraviglia? La donzelletta vien dalla campagna e reca in mano un mazzolin di Daffy special?
Essù.
Poi la fiaba delle droghe chimiche “micidiali” poteva scriverla soltanto una che non ha mai provato il peyote o l’oppio. Se il Corriere è interessato, andiamo insieme ad Amsterdam per un reportage, la collega prova i funghi e io la riprendo mentre farnetica di ghiaccio alieno, sesso extraterrestre e il sapore delle stelle mentre lecca la finestra del bagno. Di droga oggi si muore molto meno; nel 1996 sono morti per overdose quasi 1600 persone, nel 1999 erano 1002, nel 2007 ben 606 e nel 2017 “solo” 294.
“Il velo del cinismo avvolge ormai ogni cosa. Essere duri, essere cinici, essere furbi, farcela: sono questi gli orizzonti in cui sono costretti a muoversi i ragazzi. I giovani che si drogano, che bevono fino al coma etilico, che praticano il sesso seriale, ci parlano di un tragico vuoto, di totale mancanza di senso e di direzione”.
Quando io e la mia compagnia di debosciati andammo ad Amsterdam (come voi negli anni ’70, del resto) la prima notte un mio amico mangiò un’intera scatola di funghi allucinogeni, scomparve, noi dopo una settimana tornammo in Italia dandolo ormai per deceduto. Lui invece si risvegliò tre settimane dopo mentre era a tavola di una famiglia cinese che l’aveva assunto come garzone e ospitato, il tutto in un minuscolo villaggio della campagna olandese a trenta chilometri da Amsterdam. E tenga presente che il mio amico non parlava altre lingue se non il dialetto veneto.
A quanti è capitato di svegliarsi in un’altra vita? Quanti possono masticare l’ultimo boccone di pollo alle mandorle, alzarsi e dichiarare “scusate, devo andare, in realtà sono un drogato di Mestre”?
Non sto dicendo sia una cosa bella o auspicabile
Ma è una di quelle cose che fai perché hai vent’anni. Avrebbe potuto morire o restare un garzone di un ristorante cinese per tutta la vita, come tutti i ragazzi che la sera prendono una macchina e vanno in discoteca o a bere. Possono anche essere lucidi e venire centrati da un ubriaco. Possono prendersi una coltellata o peggio, ma la soluzione non è chiuderli sotto una campana di vetro. È dargli tutte le armi, le conoscenze e gli istinti giusti quando sono piccoli, e poi incrociare le dita quando li vediamo uscire.
Perché devono andare lì fuori e fare idiozie, oppure entreranno nella tomba come se non fossero mai usciti dall’utero. E riguardo ai “nostri ragazzi” che hanno un problema di vuoto e di ideali, bè, la prima domanda che mi viene in mente è di che generazione sono i loro genitori. Ma il discorso diventa più spiacevole.