Nuove regole contanti 2020 – Il nuovo esecutivo punta a contrastare l’evasione fiscale e lo fa anche, confermando le indiscrezioni delle ultime settimane, diminuendo la soglia del limite utilizzabile di denaro contante. Si passerà dagli attuali 2.999,00 euro ai 1.000,00 euro a partire dal 2022. Nel frattempo saranno adottate misure graduali. Nei prossimi 2 anni (2020 e 2021) la soglia massima sarà di 2.000,00 euro.
Il limite – come ricorda un articolo pubblicato sul sito del quotidiano ilmattino.it – comprende il denaro contante e i titoli al portatore, riguarda tutti i trasferimenti tra soggetti diversi: ad esempio pagamenti per l’acquisto di beni e servizi oppure versamento di retribuzioni. Non è però vietato prelevare o versare in banca contanti per un importo al di sopra della soglia. Non sono permessi nemmeno pagamenti frazionati in modo artificioso per eludere il divieto. Tuttavia restano possibili quelli rateali. Ugualmente non è punibile chi effettua singoli pagamenti differenziati a diverse casse di un grande magazzino.
Meno contante, meno evasione?
Nel comunicato stampa diramato da Palazzo Chigi a margine del Consiglio dei Ministri riunitosi martedì 15 ottobre 2019 che ha approvato il decreto fiscale e disegno di legge di bilancio 2020 l’esecutivo da dato notizia del cosiddetto Piano Cashless. Testualmente «con l’obiettivo di aumentare i pagamenti elettronici, si predispone un piano che prevede, tra l’altro, l’introduzione di un super bonus da riconoscersi all’inizio del 2021 in relazione alle spese effettuate con strumenti di pagamento tracciabili nei settori in cui è ancora molto diffuso l’uso del contante, nonché l’istituzione di estrazioni e premi speciali per le spese pagate con moneta elettronica e sanzioni per la mancata accettazione dei pagamenti con carte di credito o bancomat».
Nuove regole contanti 2020 ed evasione fiscale, l’analisi
Sostanzialmente si presume che con una minora circolazione, o una soglia più bassa di denaro contante, si contrasti meglio l’evasione fiscale. Una teoria su cui, come vedremo, non tutti concordano. E non solo in Italia.
Alberto Franco, Professore a contratto di Diritto Tributario presso l’Università di Torino e associato presso lo studio CBA, su Repubblica ha analizzato la questione e riportato quanto «affermato dalla Commissione Europea nel 2018 (Relazione al Parlamento Europeo e al Consiglio sulle restrizioni ai pagamenti in contanti), che ha esaminato il tema anche per mezzo di uno studio molto dettagliato (Study on an EU initiative for a restriction on payments in cash, di Centre for European Policy Studies – Ecorys)».
Secondo le conclusioni dello studio citato «le restrizioni ai pagamenti in contanti, pur utili in ambito antiriciclaggio, darebbero uno scarso contributo al contrasto del finanziamento del terrorismo o della frode fiscale, sostanzialmente per due motivi». Gli attentati hanno costi bassi e comunque qualsiasi sanzione rappresenterebbe un deterrente poco efficace per i potenziali terroristi. Il «secondo motivo riguarda il fatto che le frodi fiscali davvero rilevanti non sono perpetrate tramite l’uso di contanti, ma mediante operazioni e strutture giuridiche complesse, che spesso coinvolgono più Stati. Tant’è vero che in Austria, ad esempio, il livello di frode fiscale è basso, ma vi è un elevato utilizzo di contante. Laddove invece frode ed evasione fiscale sono basate sui contanti, esse riguardano generalmente operazioni in contanti di importo contenuto (ad esempio, le fatture di ristoranti), e quindi non sarebbero interessate ai limiti, che, anche laddove contenuti, sono comunque più alti – a meno che, ovviamente, la soglia sia fissata a un livello molto basso».
C’è un’altra, non secondaria, questione citata nell’articolo. L’autore, professor Franco, citando sempre la Commissione Europea ha fatto riferimento alla ipotesi secondo cui l’introduzione di misure restrittive rischia di andare a vantaggio di altri Paesi e così «si rischiano di favorire i sistemi economici dei Paesi limitrofi a discapito di quello nazionale, senza grandi benefici in termini di recupero di gettito».
Nuove regole contanti 2020 ed evasione fiscale – La Commissione Europea non è l’unica istituzione citata nell’articolo. Si fa cenno anche alla posizione della Banca Centrale Europea secondo cui «il contrasto all’evasione fiscale può effettivamente essere una ragione per inserire limitazioni all’uso del contante, ma anche che queste limitazioni devono essere proporzionate e non andare oltre quello che è necessario per raggiungere tali obiettivi, perché esse devono comunque essere compatibili con il corso legale di monete e banconote in Euro».
In conclusione è possibile ricapitolare che non possono esserci certezze circa l’equazione per cui diminuendo la soglia consentita del denaro contante diminuisca l’evasione. E che molte istituzioni si sono nel tempo pronunciate in senso contrario. Ciò premesso è anche vero che tali determinazioni attengono alla discrezionalità della politica economica del singolo Paesi e che l’Italia, nel caso specifico, continua a registrare livelli di evasione molto alti che evidentemente l’esecutivo in carica intende contrastare anche diminuendo la soglia del contante.
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