I rapporti credito-debito sono una consuetudine sempre più diffusa, e lo sono anche i debitori che non riescono ad onorare il proprio debito. Ecco allora spiegato di seguito un artificio utilizzato da molti soggetti insolventi, al fine di evitare il pignoramento del conto corrente, con correlata espropriazione dei loro averi in banca. Tale metodo è piuttosto diffuso, pertanto merita certamente menzione.
Pignoramento conto corrente: di che si tratta?
Tante volte un debitore si trova a dover fronteggiare un’azione esecutiva nei suoi confronti, essendo in gioco come unico bene da poter espropriare, proprio il suo conto corrente. Tuttavia, nelle fitte trame delle regole del diritto, esiste un sistema idoneo a non farsi, di fatto, sottrarre il denaro depositato in banca. Ciò attraverso l’utilizzo dell’assegno circolare, al fine di evitare il pignoramento.
Preliminarmente e per chiarezza, richiamiamo il contesto di riferimento: si tratta di un pignoramento verso terzi, in cui il terzo è la banca, la Posta o un datore di lavoro. Quel che succede nel concreto, è che in caso di azione esecutiva con pignoramento verso terzi, uno di questi soggetti appena citati, riceve un avviso formale scritto di vietare al debitore di effettuare prelievi di denaro. Anche quest’ultimo riceve formali comunicazioni quali il titolo esecutivo (come ad esempio una sentenza), l’atto di precetto e l’atto di pignoramento. Va rimarcato che il pignoramento conto corrente è attivato laddove il debitore non ha altri beni mobili o immobili di sua proprietà (ad esempio un’abitazione o un terreno) da poter aggredire.
L’assegno circolare per evitare il pignoramento
Per completezza occorre dire che, oltre all’assegno circolare, per evitare il pignoramento esiste anche la possibilità di sottrarre il denaro, depositato in banca, alle legittime pretese del creditore o dei creditori, attraverso un comune bonifico. Sarebbe infatti sufficiente spostare la somma con questa operazione bancaria, magari ad un amico o ad un conoscente di fiducia. Ma chiaramente è un iter assai discutibile, anche perché c’è il concreto rischio che le somme sottratte al debitore, non siano poi, in un secondo tempo, restituite.
Come anticipato, esiste il metodo dell’assegno circolare, per evitare il pignoramento: il debitore insolvente va alla Posta o in banca, ovvero nel luogo in cui suo denaro è depositato, e domanda che sia emesso un assegno circolare con addebito sul proprio conto corrente. In pratica, per questa via, il debitore sottrae i soldi dal deposito, conserva l’assegno e, infine, lo reclama per acquisire nuovamente il denaro. La banca è tenuta a rilasciare l’assegno in oggetto, dato che c’è comunque copertura ed è quindi sicura che sussistano le somme per pagarlo.
In altre parole, una volta emesso l’assegno circolare, la somma indicata in questo atto cartaceo, di fatto sparisce dal conto corrente del debitore: ne risulta infatti un addebito uguale alla somma scritta sull’assegno, che resta ovviamente nella disponibilità del debitore. Dal lato pratico, la banca o le Poste conservano il denaro al di fuori del conto corrente, che sarà quindi all’apparenza pari a zero. Tuttavia, il debitore sarà libero di far valere l’assegno e di ritornare materialmente in possesso del denaro.
Quando è impossibile?
Tuttavia c’è un caso in cui questa “tattica” per evitare il pignoramento, non funziona. Infatti secondo la legge n. 266 del 2005, questi soldi restano legati all’assegno circolare per un massimo di 36 mesi. Successivamente, la banca sarà tenuta a sottrarre il denaro da questa sorta di “deposito nascosto”, per versarlo nel Fondo indennizzo risparmiatori.
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