Quanto schifo possiamo fare, ultimo livello
A Roma un ragazzo di 24 anni è stato ucciso in circostanze ancora da chiarire del tutto, ma che al momento della stesura dell’articolo pare difendesse la sua fidanzata da un’aggressione a scopo di rapina. I due assassini si sono dileguati e i genitori hanno dato il consenso alla donazione degli organi. È una storia straziante che colpisce l’opinione pubblica perché poteva esserci chiunque, lì. Esci con la tua compagna a bere una birra, uno le tira una botta in testa, tu fai per difenderla e ti sparano – oppure ti prendi una botta in testa, ti rialzi e vedi l’uomo che ami morirti davanti con la testa aperta.
Una giornalista di Open va su Facebook, studia chi era la vittima e produce un articolo in cui dice che la vittima “era un giovane di idee sovraniste, come si vede chiaramente dai post sulla sua pagina Facebook”, poi allega uno screenshot del 2016.
Tralasciando lo schifo di far parlare un morto, tralasciando che a vent’anni in tre anni cambi idea ogni giorno, tralasciando che il “chiaramente sovranista” stava con un’immigrata dell’est, l’orrore che si sottintende è che la sua morte o non è così grave, oppure se l’è meritata. E questo ragionamento malato è l’essenza dell’aristocrazia più ripugnante, quella di Bava Beccaris che massacra 80 affamati tra cui donne e bambini e il Re che gli conferisce una medaglia. Tanto sono plebei.
Mi domando se quest’immondizia (che farebbe schifo anche se fosse scritta nel blog mastigrancazzi.blogspot.com) sia stata studiata e insegnata nei prestigiosi master di giornalismo o se è un triste caso di colite letteraria che ha macchiato le mutande digitali che avvolgono quel buco del culo che è il giornalismo italiano. Quando oltre mille persone vanno sul profilo dell’autrice chiedendole chiarimenti, lei toglie ogni dubbio:
“Purtroppo il mio lavoro è fatto anche di cose poco piacevoli, come scoprire che una persona appena morta si atteggiava a sbruffone (e io ho visto solo i contenuti pubblici). Il mio lavoro mi impone di raccontare i fatti, senza sconto alcuno, altrimenti avrei fatto un altro mestiere.”
Sul profilo dell’autrice, ora bloccato
Dio, quanto aveva ragione Montanelli a dire che gli intellettuali sono sempre dalla parte di chi le da e mai di chi le busca. Eri uno sbruffone, te la sei cercata. Forse è la stessa cosa che si pensa di Tiziana Cantone, no? Dopotutto sapeva di essere ripresa, se l’è cercata. Riguardo al lavoro che impone di raccontare i fatti: ho 39 anni e questo mestiere lo faccio da 11, ci campo discretamente e ho scritto su quotidiani cartacei e digitali: sono tutte puttanate.
Il giornalista è il regista di una notizia
È come e cosa scegli di riportare che fa fare al lettore due più due. Allora legittimiamo quegli imbecilli che quando una donna viene violentata riportano cosa indossava nelle foto su Facebook, magari aggiungono “e abbiamo visto solo le foto private”. Dopotutto non ho detto il falso, giusto?Questo schifo è stato sdoganato ai tempi dell’antiberlusconismo, quando veniva considerato giornalismo dire “Il giorno 6 giugno Berlusconi alza il telefono, la sera un uomo viene assassinato a Napoli – sorrisetto ironico – ma naturalmente queste due cose non sono collegate”.
Ehi, non ha detto il falso, giusto?
Questo giochino possiamo farlo tutto il giorno.
Un uomo entra in un parco, tira fuori un pacchetto di sigarette, se ne accende una e tira dritto diventa un uomo sovrappeso, sudato e con gli occhiali entra in un parco pieno di bambini, si ferma, si mette la mano nei pantaloni e poi fuma una sigaretta. Non hai detto il falso, giusto? Una donna passeggia per strada, viene aggredita e rapinata. Una donna con una stola di volpe, Ricky bag in coccodrillo e tacco 12 entra nei quartieri spagnoli e un ragazzino in motorino la scippa. Non ho detto niente di falso, giusto? Un adolescente prende un AR 70/90, stermina la propria classe e si suicida. Un adolescente abituato alla violenza dei videogiochi prende un fucile e stermina la propria classe come se fosse sul famigerato GTA.
Questo è il problema dei rampolli che non hanno mai fatto la cronaca nera nelle redazioni di provincia. Non hanno avuto un caporedattore che gli strappava gli articoli davanti dicendogli di vergognarsi e che li rispediva a fare la bianca per sei mesi. Che non hanno mai visto gli occhi dei genitori dei morti, o i morti sul tavolo dell’obitorio. Solo una persona con gravissimi problemi di empatia e capacità sociali può dare dello sbruffone a uno che si sacrifica per difendere la sua donna, mettergli in bocca dichiarazioni politiche e poi dormire la notte.
Ci si lamenta degli analfabeti funzionali ma il problema sono gli analfabeti esistenziali, e il fatto che occupino gli organi d’informazione.