Il regime forfettario è tra i temi centrali più discussi nei giorni scorsi, visto che in un primo momento il governo aveva pensato di trasformarlo, eliminando il limite dei 65 mila euro per l’aliquota agevolata al 15% e reintroducendo il regime analitico, un po’ com’era nei vecchi minimi. Le partite Iva, però, hanno alzato la voce e di fatto costretto l’esecutivo a fare marcia indietro. A dare notizia di questo dietrofront è stato anche l’attuale ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in una diretta Facebook.
Regime forfettario 2020: da Di Maio a Misiani, “Resterà così com’è”
“Non ho ancora chiuso l’accordo”, ha affermato il leader del Movimento 5 Stelle. “Ma vi dico che al 100% resterà la tassazione al 15% fino a 65 mila euro”. Notizie positive, per chi si opponeva a questa nuova riconversione della tassazione per i forfettari, anche dal viceministro dell’Economia, Antonio Misiani. L’esponente PD ha infatti affermato che il mancato passaggio al sistema di fornire documentazione su tutte le uscite per avere diritto alle detrazioni rappresenta “una scelta di assoluto buonsenso per semplificare la vita dei contribuenti”.
Regime forfettario 2020: niente aliquota al 20% per redditi sotto i 100 mila euro
Si parla principalmente di professionisti i cui redditi effettivi spesso non si avvicinano alla predetta soglia, e che con le nuove modifiche originariamente preventivate, sarebbero stati sommersi da carte e documenti per poter abbattere la tassazione sull’utile.
Pertanto nel 2020 dovrebbe permanere la soglia dei 65 mila euro di reddito per le partite Iva aderenti al regime forfettario, che potranno pagare su questa cifra solo il 15% di tasse. Ogni giorno, comunque, ci sono novità in tal senso e anche i commercialisti e gli esperti contabili passano da una notizia all’altra pressoché quotidianamente. L’aliquota al 20% per chi guadagna tra 65 mila e 100 mila euro, invece, è una proposta che resterà in cantiere e non se ne farà nulla.
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it