Inchiesta Financial Times su Giuseppe Conte per conflitto d’interessi
Inchiesta Financial Times sul presidente del Consiglio Giuseppe Conte in merito a un possibile conflitto d’interessi. Smentita da Palazzo Chigi.
Il Financial Times si è occupato di un’inchiesta sul presidente del Consiglio Giuseppe Conte in merito a un possibile conflitto di interessi avviato poco prima di diventare premier del governo giallo-verde nel 2018. Al centro della vicenda ci sarebbe un fondo di investimento (Athena Global Opportunities) sostenuto dal Vaticano, un investimento immobiliare di lusso a Londra e una compagnia di telecomunicazioni italiana (Retelit) a cui una società controllata dal fondo (Fiber 4.0) avrebbe tentato la scalata, contrastata però da aziende straniere, tra cui un fondo tedesco. Giuseppe Conte sarebbe stato contattato per una consulenza legale sulla questione e nell’occasione l’attuale premier avrebbe suggerito l’ipotesi di un golden power al fine di bloccare l’ingresso delle società straniere nella trattativa e nell’acquisizione delle compagnie strategiche italiane.
Inchiesta Financial Times su Giuseppe Conte: il caso
La cosa fu resa nota da Repubblica verso la fine di maggio 2018, quando Conte non era ancora premier. Come poi andò è noto a tutti e un mese dopo l’insediamento a Palazzo Chigi, il governo emanò un decreto che prevedeva l’applicazione del principio della golden power alla società Retelit. Ciononostante il fondo non è riuscito a ottenere il controllo della compagnia. Da parte sua, Conte ha affermato di non aver partecipato alla discussione del decreto e di essersi astenuto dalla votazione.
L’inchiesta del Financial Times si è occupata anche di sentire la voce della Shareholder Value, il fondo tedesco che era coinvolto nella scalata alla Retelit. Il direttore Gianluca Ferrari ha affermato che “hanno tentato di invalidare il voto degli azionisti attraverso un escamotage tecnico legale che richiede l’approvazione del governo e hanno assunto un avvocato che ha rilasciato un parere legale guarda caso pochi giorni prima di diventare ministro”.
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La smentita da Palazzo Chigi
Intanto da Palazzo Chigi arriva la smentita: “Conte ha reso solo un parere legale e non era a conoscenza e non era tenuto a conoscere il fatto che alcuni investitori facessero riferimento a un fondo di investimento sostenuto dal Vaticano e oggi al centro di un’indagine”. Inoltre, “per evitare ogni possibile conflitto di interesse, il premier si è astenuto anche formalmente da ogni decisione circa l’esercizio della golden power. In particolare non ha preso parte al Consiglio dei Ministri del 7 giugno 2018 (nel corso del quale è stata deliberata la golden power), astenendosi formalmente e sostanzialmente da qualunque valutazione. Si fa presente che in quell’occasione era impegnato in Canada per il G7”. Infine, “non esiste nessun conflitto di interesse, rischio questo che peraltro era già stato paventato all’epoca da alcuni quotidiani”.
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