Sospesi il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza per circa 100mila nuclei familiari che non hanno effettuato l’integrazione alla domanda entro il 21 ottobre.
Reddito di cittadinanza: perché è stato sospeso?
Ad inizio mese, con un apposito comunicato, l’Inps ha avvertito i percettori del Reddito e della Pensione di cittadinanza che avevano richiesto il beneficio dal 6 marzo 2019 in poi, cioè nella fase di attivazione della misura, che sarebbe stato necessario integrare le domande presentate con nuove certificazioni entro il 21 ottobre pena la sospensione dell’assegno fino al completamento dell’operazione e successiva verifica della sussistenza dei requisiti.
Tale procedimento si è reso necessario a causa delle modifiche introdotte in corso d’opera, dal 2 aprile 2019, al provvedimento che ha introdotto la misura nel nostro ordinamento: ai nuclei familiari che avevano ottenuto il beneficio prima della conversione in legge del decreto relativo a Reddito e pensione di cittadinanza l’assegno è stato erogato per sei mesi mentre si andava definendo la procedura di integrazione.
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La sospensione non è definitiva
Nello specifico, le integrazioni richieste riguardano l’attestazione relativa all’assenza di misure cautelari, condanne definitive negli ultimi 10 anni e disoccupati a seguito di dimissioni volontarie all’interno del nucleo familiare (per gli extracomunitari, invece, si richiede una documentazione attestante la sussistenza dei requisiti reddituali e patrimoniali rilasciata dal proprio paese di provenienza e vidimata dal consolato in Italia).
Le disposizioni dell’Inps sono state seguite dall’80% della platea mentre il restante 20% non ha prodotto l’integrazione (si tratterebbe prevalentemente di nuclei extracomunitari, circa 53mila su 520mila). Dunque, è scattata la sospensione per oltre 100mila famiglie. Tuttavia, l’erogazione del beneficio – insieme all’eventuale corresponsione di arretrati – riprenderà una volta presentati i documenti necessari.
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