Reati tributari: soglie di punibilità introdotte, ecco le nuove regole
Reati tributari: quali le novità contenute nel decreto fiscale? Perchè sono state abbassate le soglie di punibilità? Quali sono i rischi per gli evasori?
Sappiamo che il Governo Conte 2 ha, tra i suoi obiettivi, quello di rendere la vita molto più dura agli evasori fiscali, attraverso novità normative che hanno l’effetto pratico di disincentivare comportamenti poco rispettosi nei confronti delle regole del Fisco e poco responsabili su piano degli obblighi tributari. Vediamo allora quali saranno le nuove regole in materia di reati tributari e le finalità delle nuove soglie di punibilità.
Reati tributari: quali modifiche sostanziali?
Il recentissimo decreto fiscale n. 124 del 2019, collegato alla legge bilancio 2020, ha infatti introdotto un significativo “cambio di rotta: da una parte sono state abbassate le soglie di punibilità penale (ovvero gli importi in euro, oltrepassati i quali scatta l’illecito penale); dall’altra sono salite le pene per gli evasori fiscali.
Ricordiamo che, in caso di reati tributari, il mancato superamento della soglia di punibilità esclude la configurabilità del reato e legittima la revoca della sentenza penale passata in giudicato, ovvero ormai definitiva. La soglia di punibilità fa parte, infatti, degli elementi costitutivi del fatto di reato, contribuendo all’integrazione giuridica del reato tributario stesso.
Quali sono i rischi per gli evasori?
Va sottolineato però che non sempre l’evasore rischia conseguenze penali, in caso di mancato versamento tasse. Tali conseguenze scattano infatti soltanto al superamento delle suddette soglie di punibilità penale, ovvero degli specifici importi (evasi) indicati dal legislatore. Se tali limiti non sono sforati, l’evasore sarà soggetto alle mere sanzioni tributarie, ovvero amministrative e non penali senza alcuna ripercussione sul casellario giudiziale. In queste ultime circostanze, il cittadino non in regola con il Fisco riceverà la cartella esattoriale di pagamento da parte dell’agente di riscossione e potrà subire l’espropriazione tramite pignoramento dei beni del patrimonio.
In altre parole, se le soglie di punibilità non sono superate, non vi sarà un processo penale, bensì la diversa procedura di accertamento, da parte del Fisco, con emissione del ruolo, ovvero un atto amministrativo con cui l’ente pubblico attesta che l’importo – ovvero la tassa – non è stato pagato e lo rende noto all’agente della riscossione, per le operazioni di rito, anticipatrici di un eventuale pignoramento. Ben diverse le conseguenze, invece, nell’ipotesi siano superate le soglie di punibilità.
In tali circostanze, infatti, scatta uno dei reati tributari disciplinati dalla legge. Quando un contribuente, nello stesso anno di imposta, oltrepassa i predetti importi ovvero le soglie di punibilità, commette un vero e proprio illecito penale. Il reato in esame è quindi scoperto dall’Agenzia delle Entrate (o talvolta dalla Guardia di Finanza), tramite i sistematici controlli sulle banche dati: di seguito il Fisco lo comunica non all’agente della riscossione, bensì alla Procura della Repubblica, che si occuperà di fatto dell’azione penale.
Cosa succede alle evasioni fiscali commesse in precedenza?
Il nuovo assetto in materia di reati tributari prevede, com’è ormai chiaro, un irrigidimento della normativa fiscale, a seguito dell’abbassamento delle soglie di punibilità, peraltro a loro volta diverse a seconda dello specifico tipo di reato tributario in gioco.
Tuttavia tutti coloro che hanno commesso irregolarità nei confronti del Fisco, ma prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del nuovo decreto fiscale (datata sabato 26 ottobre 2019), saranno soggetti alle vecchie pene. Ciò in base al principio di diritto penale, per il quale non vale l’applicazione retroattiva della nuova legge, in caso di aggravamento delle pene.
In conclusione, ora abbiamo che, ad esempio, per il reato di omesso versamento di IVA, la soglia di punibilità scende da 250.000 a 150.000 euro, e per il reato di omesso versamento di ritenute dovute e certificate – secondo il nuovo decreto fiscale – la soglia scende a 100.000 euro. È chiaro insomma l’intento del legislatore, volto a dissuadere il potenziale evasore fiscale, dall’attuare condotte che potrebbero anche condurlo in carcere.
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