Grazie agli ultimi dati elaborati dall’Inps è possibile valutare l’impatto numerico ed economico di Quota 100 (ancora molto dibattuta) in un quadro generale che la accosta alle altre modalità di pensionamento. I numeri sono quelli elaborati dalla Segreteria Tecnica del CIV su dati forniti dalla Direzione Generale Inps e riguardano i canali di pensionamento dal 2012 al 2019: Quota 100, Ape Sociale, Precoci, Usuranti, Salvaguardie.
Pensioni ultima ora, i numeri di Quota 100 in un quadro pluriennale 2012-2019
L’incidenza di Quota 100 è abbastanza rilevante. Partiamo dal dato numerico: sino a giugno 2019, su un totale di 154.114 domande presentate, sono state accolte 94.777 domande (dal settore privato). Per una spesa pari corrispondente a 4.578 milioni di euro (ovvero poco più di 4,5 miliardi di euro). Si tratta del 26% della quota di beneficiari nel totale degli 8 anni presi in considerazione. Una percentuale superata solo dal 35,8% di chi ha potuto accedere alla misura riservata agli esodati. Cioè di coloro che hanno utilizzato il canale delle salvaguardie (in totale sinora ci sono stati 8 provvedimenti). Una platea composta di 130.185 persone. con una spesa di 8,2 miliardi di euro pari al 48,9% del totale.
Approfondimento
Pensioni ultima ora – Come rilevato dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore si tratta di un primato che presto sarà superato da Quota 100 visto che, al netto di nuovi interventi legislativi, Quota 100 sarà in vigore sino al 31 dicembre 2021.
Sempre il quotidiano ha messo in luce un altro aspetto molto interessante. «Incrociando i dati delle pensioni liquidate a partire da aprile con le dichiarazioni fiscali l’analisi presentata dal Civ prende in esame le condizioni lavorative e reddituali alla vigilia del pensionamento. Ne risulta che solo il 27,1% delle pensioni “Quota 100” sono andate a lavoratori in condizioni di difficoltà (disoccupazione, cassa integrazione, eccetera), mentre Opzione donna ha aiutato ad arrivare prima alla pensione il 53% delle lavoratrici in difficoltà e le domande di Ape sociale sono arrivate nel 65,5% dei casi da disoccupati, seguiti da lavoratori in condizioni di parziale invalidità (21%). Per l’Ape sociale a fronte di 2,6 miliardi di spesa stanziata per il periodo 2017-2024, si prevede un utilizzo fino a 2,2 miliardi: nel 2018 non sono stati spesi 197 milioni rispetto alle attese, e quest’anno 52 milioni “residui – dice il Civ – che possono consentire una proroga e un miglioramento di questo strumento”».
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