Le Primarie del PD e il “bendaggio statistico”
Le Primarie del PD e il “bendaggio statistico”
Guerra di sondaggi tra i maggiori candidati alla Segreteria del PD, Pierluigi Bersani e Dario Franceschini, in vista delle Primarie di ottobre.
Per un sondaggio IPRBersani si attesterebbe al 54% delle preferenze, staccando così Franceschini di diciannove punti percentuali (35%) e Ignazio Marino, terzo candidato, di ben quarantatré (11%) [1].
[ad]Franceschini, invece, contesta la bontà di tali dati, avvalendosi dei risultati di un sondaggio IPSOS[2] che lo vedrebbe in vantaggio di dieci punti.
Si potrebbero citare ulteriori sondaggi, meno pubblicizzati dai media nazionali. Ad esempio, quello condotto da Opimedia [3] riguarda le Primarie del PD per la sola Liguria. Risultati? Franceschini 39%, Bersani 23%, Marino 4%. Oppure lo studio di Simulation Intelligence Sìmera [4], che pur attestando Franceschini al primo posto in quanto alla domanda “conosce il nome di qualche candidato (risposte spontanee)”, lo vede inseguire Bersani nelle intenzioni di voto (10% contro il 25% di quest’ultimo; 28% contro 41% nel caso “si votasse domani”).
Quale significato politico si cela dietro a questa frenesia statistica?
Prima di tutto bisogna notare che i sondaggi IPRe IPSOSsono stati commissionati rispettivamente da Bersani e Franceschini. Il che non significa necessariamente che siano cattivi sondaggi, ma di certo non aiuta a fugare ogni dubbio al riguardo.
In secondo luogo, non si capisce in quale modo Franceschini possa “essere in vantaggio di dieci punti” nel sondaggio IPSOSquando, secondo il Corriere della Sera, quest’ultimo riguarda soltanto il livello di fiducia in Franceschini e Bersani da parte degli elettori del PD, e non le loro intenzioni di voto. Questo dubbio sarebbe facilmente risolto se Franceschini, nella sua paginaweb, mettesse a disposizione degli interessati il sondaggio vero e proprio (che, si noti, non è disponibile come tutti gli altri sul sito Sondaggipoliticoelettorali.it: come mai?), invece di un link a un articolo di Repubblica che non fa altro che riportare quanto detto dallo stesso Franceschini [5]. Per quanto è ragionevole sapere, il risultato del sondaggio IPSOS è dunque un livello di fiducia del 79% per Franceschini, a fronte di un 75% per Bersani (Marino non è nemmeno preso in considerazione). Nulla a che vedere con le intenzioni di voto.
Il sondaggio IPR non è molto più affidabile, visto che basa la sua conclusione sulle risposte di 651 interpellati. Un numero piuttosto basso (viene da dire: statisticamente non significativo) rispetto al plausibile elettorato effettivo delle Primarie del PD, e tanto più invalutabile rispetto al non specificato “intero corpo elettorale” su cui si basa la risposta al quesito “lei pensa di andare a votare per le elezioni primarie interne al Partito Democratico?”. I sospetti circa la bontà dei dati ottenuti da IPRsono inoltre rinforzati da una precedente analisi del Termometro Politico, che vede l’Istituto attestarsi all’ultimo posto della “classifica di precisione” per le Elezioni Europee 2009 [6].
Se si andasse a votare domani, in ogni caso, questi sondaggi non farebbero vincere né l’uno né l’altro candidato. Infatti, secondo il sondaggio IPR solo un 19% dell’ “intero corpo elettorale” si recherebbe alle urne. Secondo Simulation Intelligence Sìmera, solo l’11%. Che, tra l’altro, assegnerebbe la vittoria alla categoria “nessuno di loro” (28%), staccando di tre punti percentuali Pierluigi Bersani. E se nessuno dei candidati raggiungesse la soglia del 50% le Primarie non sarebbero valide, come previsto da Statuto, e l’elezione del Segretario sarebbe rimandata all’Assemblea Nazionale.
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