I collaboratori domestici rientrano tra le eccezioni rispetto all’obbligo di effettuare pagamenti tracciabili per le retribuzioni derivanti dai rapporti di lavoro. La norma, come raccontato in questo nostro articolo, è in vigore da luglio 2018. Perciò il lavoro domestico, ovvero quello svolto da colf e badanti può essere corrisposto direttamente in contanti, senza bisogno di bonifico (solo opzionale), ma a patto che la lavoratrice rientri nel rispettivo contratto nazionale di lavoro.
Pagamento stipendio colf, la proposta della Corte dei Conti: solo pagamento tracciabile
La questione è tornata di attualità in questi giorni, nel corso del dibattito sulla manovra che il governo, per evitare l’esercizio provvisorio, dovrà approvare entro fine anno. Proprio sul punto è infatti giunto il rilievo della Corte dei Conti: i giudici contabili in occasione dell’audizione dell’11 novembre 2019 con la Commissione Bilancio riunita in seduta congiunta di Camera e Senato hanno espresso critiche alla decisione del governo di non modificare tale norma che consente il pagamento in contanti.
Per rafforzare l’obiettivo fissato dal Governo di contrastare e combattere elusione ed evasione fiscale, per la Corte dei Conti sarebbe opportuno estendere “l’obbligo di pagamento tracciato ad altri fenomeni economici che non danno luogo direttamente a detrazioni fiscali, quali il pagamento dei canoni di locazione immobiliare o la corresponsione degli emolumenti ai collaboratori familiari, settori questi ove notoriamente si registra una diffusa evasione fiscale”.
Una panoramica sul settore
Pagamento stipendio colf e badanti – Tutti gli studi indicano il settore del lavoro domestico come uno di quelli con la maggiore incidenza di lavoro nero e sommerso. Recentemente l’Assindatcolf (Associazione nazionale datori di lavoro domestico) in collaborazione con il Centro Studi e Ricerche Idos ha promosso tenutosi a Milano un convegno in cui è stato presentato il rapporto dal titolo “Lavoro domestico e programmazione dei flussi di ingresso”. Secondo lo studio dal 2012 ad oggi nel settore si sarebbero persi 210 mila posti di lavoro regolari. Per il vicepresidente di Assindatcolf, Andrea Zini la responsabilità è da ricercare in una “politica che non ha saputo riformare il welfare familiare e valorizzare questa forza lavoro, contribuendo al contempo al dilagare del lavoro nero o grigio che nel settore ha percentuali altissime: si stima infatti che 6 domestici su 10 siano irregolari, ovvero 1,2 milioni di lavoratori”.
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