Francia, dopo le presidenziali le legislative

Francia, dopo le presidenziali le legislative

 

Almeno fino a novembre, quando l’attenzione del mondo si sposterà oltreoceano per seguire la battaglia tra Obama e Romney, si può ben affermare che le elezioni presidenziali francesi in corso costituiscano l’evento elettorale più importante e affascinante dell’anno.

A giustificare in larga parte il livello di attenzione che i media di tutto il mondo stanno riversando su questo appuntamento vi sono molteplici fattori: la Francia è una delle principali potenze mondiali a livello economico – seconda economia UE – e politico; e sebbene in periodo di stabilità un simile dettaglio rischi sempre di finire nel dimenticatoio, la lunga tradizione nuclearista d’oltralpe rende il Paese anche una potenza globale a a livello militare. A tutto questo, naturalmente, si aggiunge il ruolo che la legislazione assegna al Presidente della Repubblica: contrariamente che in Italia, dove tale carica possiede unicamente un ruolo di garanzia del rispetto della Costituzione da parte dei tre poteri dello Stato, in Francia il Presidente della Repubblica ha un ruolo piuttosto attivo: tra i suoi poteri spiccano infatti la possibilità di iniziativa legislativa e quella di indire referendum; inoltre ha facoltà di sciogliere le camere – nei limiti previsti dalla Costituzione – e di nomina del Primo Ministro del Governo.

[ad]Questa lunga lista di poteri, se da un lato spiega bene l’attenzione rivolta verso le attuali consultazioni presidenziali, tende a sminuire in maniera forse esagerata il ruolo del potere legislativo in Francia, che però bilancia con attenzione quello presidenziale: malgrado la nomina da parte del Presidente della Repubblica, il Governo deve infatti avere la fiducia dell’Assemblea Nazionale, la più importante tra le due Camere del Parlamento Francese.
L’attuale sistema elettorale francese, prevedendo consultazioni separate per le elezioni presidenziali e quelle legislative, ammette quindi che vi possano essere un presidente di un colore ed una maggioranza parlamentare di un’altro; in questo caso, definito coabitazione, i poteri del Presidente della Repubblica risultano fortemente limitati da un Parlamento sostanzialmente ostile – come, sia pure per vie differenti, può avvenire negli Stati Uniti d’America – arrivando ad un bilanciamento dei poteri in mano a ciascuna carica.
Laddove invece si sia in presenza di un Presidente della Repubblica e di un’Assemblea Nazionale in mano alla stessa parte politica possono emergere tutti gli aspetti più spinti del presidenzialismo francese, come si è ad esempio assistito dal 2002 ad oggi quando tanto i moderati dell’UMP hanno avuto saldamente il controllo del Paese.
Proprio la fase di controllo eseguita dal Parlamento sul Governo rende la Francia non già una repubblica presidenziale, come qualcuno frettolosamente potrebbe essere portato a pensare, quanto piuttosto una repubblica semipresidenziale, in cui convivono la facoltà presidenziale di indirizzo politico del Governo e le forme di controllo del Parlamento per limitarne l’ascendente sul Governo.

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[ad]In Francia si voterà nel mese di giugno (10 giugno il primo turno, 17 l’eventuale ballottaggio) per il rinnovo dell’Assemblea Nazionale; ad oggi questa Camera del Parlamento è composta da 577 deputati, eletti con un sistema maggioritario a doppio turno che presenta alcune interessanti peculiarità. Viene infatti eletto al primo turno il candidato che ottiene il 50% più uno dei voti espressi con un’affluenza di almeno il 25%. Se nessun candidato ottiene un simile risultato, sono ammessi al secondo turno i candidati che ottengono almeno il 12,5% dei voti, calcolati sul totale degli elettori e non dei votanti; se un solo candidato o nessun candidato rispetta simili condizioni, sono ammessi al ballottaggio i due candidati che hanno ottenuto più voti. Al secondo turno, semplicemente, viene eletto chi ottiene il maggior numero di voti.
Contrariamente a quanto avviene alle elezioni amministrative italiane, e a quanto avviene nelle stesse elezioni presidenziali francesi, è quindi possibile al secondo turno avere scontri tra più contendenti.

Confronto legislative 2007 – presidenziali 2007 (1° turno)

Come mostra il grafico riportato, il mese circa di distanza che intercorse nel 2007 tra le elezioni presidenziali e quelle legislative non alterò in maniera significativa l’orientamento dei votanti, portando l’UMP di Sarkozy ad aggiudicarsi 313 seggi. Assieme agli alleati, la maggioranza a sostegno del Presidente contava 345 voti su 577 (59,79%).
Almeno per quanto riguarda il primo turno elettorale, sono due le principali divergenze tra le elezioni legislative e quelle presidenziali, i fattori che possono rendere complesso tentare di proiettare senza colpo ferire l’esito delle elezioni per l’Eliseo su quello delle elezioni per l’Assemblea Nazionale.
Il primo, naturalmente, è la differente ripartizione geografica delle circoscrizioni. Dal momento che l’elezione si basa su un maggioritario uninominale, è stato necessario dividere il territorio francese in 577 circoscrizioni; esse di fatto si ritrovano ad essere suddivisioni amministrative dei départements, e ad evidenziare quindi tendenze politiche con una localizzazione intermedia tra quella provinciale e quella comunale (fanno eccezione le grandi aree urbane di Parigi, Lione, Lilla e Marsiglia, in cui le circoscrizioni sono a loro volta frazionamenti del territorio comunale). Il risultato di un dipartimento, quindi, che altro non è che la media ponderata di quelli dei singoli seggi che lo compongono, viene frazionato geograficamente in componenti di minore dimensione, che pur rispettando nel loro complesso l’andamento generale svelano ciascuno tendenze e peculiarità autonome.
Il secondo, ma non meno importante, motivo riguarda invece la variabilità introdotta dalla percezione del candidato locale. In un’elezione di questo genere si attenuano gli effetti del carisma e delle idee del candidato nazionale alla presidenza – tendenzialmente omogenei sul territorio nazionale – per far spazio a centinaia di repliche di simili effetti su piccola scala, ciascuno indipendente dagli altri e quindi in grado di introdurre fattori correttivi anche differenti tra loro rispetto al voto per le presidenziali.

Deviazione standard voti
legislative 2007 – presidenziali 2007 (1° turno)

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Malgrado queste pur importanti differenze, la tabella riportata evidenzia quanto forti siano le affinità tra le due votazioni, e rende quindi lecito studiare la distribuzione del voto dei partiti principali per ricavarne indizi sull’andamento del primo turno delle elezioni legislative.
Proiettando quindi i dati delle presidenziali 2012 si ottiene (i dati fanno riferimento ai dipartimenti e non alle circoscrizioni) come ingresso al secondo turno:

[ad]Sono due le tematiche portanti dei risultati del primo turno, pur con tutte le approssimazioni del caso: UMP e PS sono ancora i partiti predominanti, e non esiste dipartimento in cui non arrivino quantomeno al ballottaggio.
Al tempo stesso, tuttavia, il classico bipartitismo alla francese sembra quantomai in crisi, con il FN ormai competitivo sulla quasi totalità del territorio nazionale – con la macroscopica eccezione di Parigi.

In queste elezioni legislative, tuttavia, le rivalità a destra tra UMP e FN non possono che favorire il PS di Hollande, che salvo imprevisti dell’ultima ora dovrebbe essere in grado di recuperare la maggioranza parlamentare all’Assemblea Nazionale persa nel 2002. Probabilmente, la gauche in questo momento ha maggiori possibilità del suo stesso candidato.