“Non riusciamo ad abbattere un rottame, allora bombardiamoci casa”
«Qui siamo quasi pronti, signore.»
È il 16 agosto 1956, negli Stati Uniti. Alle otto di mattina la pista d’atterraggio della base aerea di Point Mugu, in California, è sgombra. Un branco di gabbiani si contende una pagnotta, mentre dalla torre di controllo l’ammiraglio Leonard D. Fitzgerald li osserva col binocolo. Alle sue spalle, il capitano Mullighan con militari e ingegneri stanno verificando la funzionalità delle apparecchiature.
«Mi dica la verità, capitano» dice l’ammiraglio senza voltarsi «Ha mai pensato a quant’è aeronautico un gabbiano?»
«Signore?»
«Stamattina gli ho lasciato del pane sulla pista perché mi affascina osservarli. Cioè, stanno in acqua ma volano e bombardano. Sono aeronautici.»
«Sssssì. Riguardo al test, partiamo appena McNamara atterra, dovrebbe essere qui a momenti.»
Un aereo passa rasoterra, i volatili spaventati si librano in volo venendo vaporizzati dalle pale in una nuvola di piume e sangue, l’aereo prende fuoco e precipita a destra, fuori dal campo visivo. L’ammiraglio abbassa il binocolo di scatto.
«McNamara è atterrato?» fa il capitano Mullighan, voltandosi.
A destra c’è un boato.
«Direi di sì» fa l’ammiraglio «Ma non si distragga, mi spieghi.»
Siamo in piena Guerra fredda, USA e URSS si contendono il primato della supremazia tecnologica militare. Uno degli elementi chiave è la balistica, e nel 1956 stanno nascendo i primi missili aria-aria intelligenti, cioè capaci di seguire un bersaglio per il suo calore o la sua traccia radar invece di venire sparati a caso. Gli americani sembrano in vantaggio sui russi e dopo innumerevoli test di laboratorio e cantiere si decidono per una simulazione reale.
Prendono un vecchio e malandato Grumman F6F Hellcat a elica, lo dipingono di rosso e lo adibiscono a bersaglio, montandoci un rudimentale computer in grado di farlo volare da remoto, ossia via radio. Il test inizierà quando due Northrop F-89 Scorpions a reazione, pilotati da esseri umani, decolleranno dalla vicina base di Oxnard per abbatterlo coi nuovi missili.
Il test comincia senza particolari problemi, perché decollo e volo stazionario sono manovre facili.
Per una buona mezz’ora l’Hellcat sorvola gli Stati Uniti e poi l’oceano, diretto verso una zona di manovra sicura. Solo a quel punto i tecnici realizzano che la radio a bordo ha un raggio limitato; provano a fargli invertire la rotta, ma è troppo tardi. Libero dalle catene, l’Hellcat compie di sua sponte una leggera cabrata, dirigendosi verso Los Angeles e quindi teoricamente ritornando in zona di ricezione.
Purtroppo la radio di bordo, perso il collegamento, ha cercato di ripristinarlo da solo scansionando ogni frequenza disponibile e comprensibile. Intercettarla è pressoché impossibile, così l’ammiraglio fa decollare i due Scorpions per abbatterlo.
«Ma, signore» suda il capitano «Sotto potrebbero esserci dei civili.»
«Capitano, i nostri Scorpions lo polverizzeranno in volo, hanno 208 missili di ultima generazione.»
«Razzi» mormora un ingegnere.
«Vabbè, che differenza fa?»
I “missili di ultima generazione” sono degli immondi MK-4 detti “Mighty Mouse” i quali più che a guida via radar sono a suggerimento via bigliettini. Il computer di bordo scruta il cielo come un miope il numero dell’autobus in fondo alla strada, passa la dritta al razzo; una volta sparato, esso sospetta vi sia qualcosa innanzi a lui e prova svogliatamente a detonare nei suoi paraggi, manovrando nell’aere come una sedia a rotelle su una pista da pattinaggio.
C’è inoltre il problema che questi catorci vengono sparati a grappoli, dunque spesso percepiscono i loro fratelli come bersagli. Forti di queste incoraggianti premesse i due Scorpions raggiungono l’Hellcat ribelle mentre sorvola Antelope valley, zona “scarsamente popolata”, e lo puntano con il computer. Siamo nel 1956, quindi si sente BLI BLI BLO BLU BLI e non succede un cazzo.
«Ammiraglio, i piloti riferiscono che il computer si rifiuta di sparare.»
«Cos’è, pacifista?»
«No, ritardato.»
«Bè, allora non è grave, digli di riprovare.»
I piloti non conoscono i computer e tentano di modificarne le impostazioni come fossero nonno Anselmo davanti a uno smartphone; il risultato è che ora il computer parla un oscuro dialetto della Birmania e cataloga come “nemico” il proprio serbatoio di carburante ausiliario. Dopo estenuanti comunicazioni tra gli ingegneri nella base e i piloti nel cielo, il computer viene spento per tornare al caro vecchio mirino a vista. A quel punto i piloti si accorgono che è stato rimosso dai meccanici perché obsoleto; dopotutto, ora ci sono i computer.
«Tocca sparare a casaccio» fa il capitano.
«SI, CRISTO, SI!» esclama l’ammiraglio, gonfiando il petto «COSI COMBATTE UN UOMO.»
«Come dice?»
«Questa è la guerra che ci piace! I trabucchi, la grande Berta, mostri da quintali lanciati in direzioni generiche verso il nemico. Ha! Lo sente il brivido dello scarto d’errore di trenta chilometri, capitano? Questa è la guerra vera, altro che le vaccatine precisine da fighetti! Io sparo a te, e a uno stronzo di panettiere salta in aria la casa! Fuoco, fuoco! Sparate!»
I due Scorpions premono il grilletto, rilasciando 42 Mighty Mouse con uno SHAAAAAA. I razzimissili danno un’occhiata all’Hellcat, lo snobbano e si tuffano nella foresta di Castic dove scatenano un incendio che incenerisce 150 acri.
«Com’è andata?» fa l’ammiraglio, rosso in viso.
«Padella clamorosa.»
«Riprovate.»
SHAAAA.
Un’altra quarantina di Mighty mouse passa vicino all’Hellcat, lo saluta e procede felice verso il Placerita canyon, dove alcuni derattizzano 1000 acri di bosco, altri incendiano depositi di carburante.
«Questo giro?»
«I piloti dicono che sarebbe meglio aprire la calotta e prendere l’Hellcat a revolverate.»
«Fammi sentire il suono dell’America, amico mio.»
SHAAAA.
Questa volta 350 acri di bosco vanno in fumo nel Soledad canyon, avvicinandosi pericolosamente a un deposito munizioni dell’esercito che riesce a fermare le fiamme a soli trecento metri dalla polveriera, mentre telefonano al NORAD riferendo di un attacco nemico. Non gli credono.
«Ammiraglio, credo i razzimissili non funzionino.»
«Non importa, fuoco a esaurimento.»
«Ci stiamo avvicinando a Palmdale, non è il caso.»
«È la guerra, figliolo. Vai.»
SHAAAAA.
La signora Willington sta lavando i piatti e pensando al colore delle tende quando le peonie in giardino esplodono, la cuccia di Alfie viene polverizzata e una scheggia di alluminio rovente spacca la finestra, rimbalza sul soffitto e si conficca in una trave a vista in cucina. A trecento metri da lì c’è John Lordan, un sovrappeso camionista della Louisiana appena sceso dal camion cisterna destinato a un distributore. Si svuota la vescica, beve una birra, la cameriera gli chiede qual è il suo camion; John si gira e il suo camion deflagra incendiando ogni cosa nel raggio di quindici metri.
Poi tocca a strade, parchi, cabine telefoniche.
Storie piccole e tenere che hanno contribuito a creare l’immaginario collettivo americano, per cui noi andiamo a vedere Batman begins e ci stupiamo se una baita di pietre, legno e neve esplode. Per un americano è normale. Lì tutto esplode senza preavviso; è il caso del magazzino del signor Lipshizt, dell’auto della signora Antonietti, dell’impianto fognario del dottor Cunning.
L’Hellcat trapasserà da guerriero.
Imbattuto, finirà la benzina precipitando – ed esplodendo – nei pressi dell’aeroporto di Palmdale, tirandosi dietro buona parte dei cavi elettrici della zona. Per estinguere gli incendi serviranno due giorni e 500 pompieri. Mille ettari di natura andranno in fumo senza rimedio, ma questo insegnerà agli ingegneri americani una lezione importante: mettere l’opzione fail-safe all’interno dei loro progetti. Una cosa molto europea e quindi sostanzialmente omosessuale, certo; ma questo atto di decadenza gli permetterà di sviluppare missili ben più capaci.