Più che abbassare i toni, proviamo ad alzare il livello
Secondo Corrado Augias:
“Essere di destra è facile. Vuol dire andare incontro a quelle che sono le spinte istintive che quasi… che tutti hanno. E che vengono invece moderate, e indirizzate magari meglio, dal ragionamento, dalla conoscenza degli argomenti, da un senso nobile di altruismo… da tante cose. Essere di sinistra è più difficile. Quello di sinistra gioca su un terreno in cui la conoscenza degli argomenti è fondamentale. Quello di destra dice “a me gli immigrati mi fanno schifo. Fine. Fine del discorso, la cosa finisce lì”.
Corrado Augias, Di Martedì, La7 – 20 novembre 2019
Si tratta di un’esternazione che rappresenta bene quanto politica, giornalismo e opinionismo abbiano bisogno di ricominciare a costruire una dialettica ormai ridotta a palle di fango nei porcili. Perché una persona che la pensa in maniera diversa da noi non è per forza idiota o facilona. Oggi semmai è difficile definire cos’è centrodestra e centrosinistra in mezzo a urla da lavandaie.
Chi ha idee di centrodestra in teoria abbraccia le filosofie del liberalismo e del conservatorismo; il primo è nato dagli illuministi tra il 17° e il 18° secolo e antepone l’individuo alla collettività, il secondo rifiuta l’idea di una società perfetta o di cambiamenti radicali e preferisce guardare al passato ottenendone una sorta di codice di comportamento basandosi sui pilastri di tradizione, famiglia e religione.
Entrambe queste filosofie hanno declinazioni e incroci.
Ci sono liberalisti, liberali, libertari, liberisti, neoliberisti. A questi si aggiungono i conservatori liberali, libertari, nazionali, neoconservatori, neoconservatoristi, teoconservatoristi, conservatori tradizionalisti. Ognuno può tendere più a destra, come i nazionalisti, oppure più al centro, come i conservatori liberali. Per trovare il proprio posto all’interno di queste definizioni serve fare un’introspezione profonda – qual è il mio codice morale? Quali sono le idee per cui voglio combattere? – e poi affrontare scelte politiche e sociali di tutti i giorni.
Libertà o uguaglianza, ragion di Stato o ragion civile, fede o ateismo, adozioni omosessuali, unioni civili, eutanasia, libero scambio, tradizione o innovazione, rapporti con l’estero… ce ne sono a milioni. Un liberale, per esempio, non ha niente in contrario alle unioni civili. Un teoconservatore le vede come la peste bubbonica, eppure sono entrambi di destra.
Però, secondo Augias, è facile.
Eppure questa frammentazione di idee si vede anche a sinistra, in cui però la propria convinzione batte la necessità. Come su Lost, si sceglie di morire da soli invece di vivere insieme. Mentre il centrodestra ha tre-quattro partiti, il centrosinistra ha Rifondazione comunista, Potere al popolo, Liberi e uguali, Partito Democratico, Italia viva, Azione, Articolo 1. Ognuno di questi ha idee differenti su questioni sociali e politiche. Io stesso rischio di scannarmi con persone che stimo perché, pur votando PD, su alcune questioni litighiamo senza sosta.
Credo la Ragion di Stato batta la ragion Civile, e questo mi rende di destra. Credo nelle unioni civili e nelle adozioni a famiglie omosessuali, e questo mi rende di sinistra. Credo nel diritto all’eutanasia, che è una battaglia di sinistra. Sono un accanito tradizionalista, e questo mi rende di destra. Sono a favore dello ius soli e dell’accoglienza, il che è di sinistra. Piccole sfumature che nel linguaggio televisivo (e filo-Augias) viene condensato in: sei compagno o sei fascio?
È proprio questo ragionamento ad essere facile, e deleterio.
Troppo, addirittura, perché trasmette la convinzione – ormai data per assodata e certa – che il mondo si divida in buoni e cattivi, e i cattivi sono tutti quelli che non la pensano come me. Invece si divide in persone diverse che in base alla loro etica e filosofia di vita si uniscono o scindono ora da una parte, ora dall’altra. Questo martellare sull’ignorante che “a me gli immigrati mi fanno schifo e fine del discorso, la cosa finisce lì” è stupido quanto ipocrita.
Non solo perché insultarli non fa loro cambiare idea, anzi, ma anche perché prima o poi bisogna scendere a patti con l’idea che lì fuori ci siano anche persone intelligenti e preparate con un’idea politica differente dalla nostra; alcuni si astengono perché in Salvini e Meloni non vedono rappresentate le loro battaglie. Altri si turano il naso e li votano, più o meno come dovrebbe fare la sinistra per vincere invece di frammentarsi in diecimila partitini egoriferiti.