Tutto quel che è nuovo non è per forza progresso, e viceversa
Una delle mie grandi passioni è l’architettura che considero “tradizionalista”, cioé quella che parte dall’inizio dell’umanità fino ai primissimi anni del novecento. Il razionalismo, per dire, già comincia a infastidirmi. Il modernismo mi suscita orrore e raccapriccio e per i miei gusti personali, Le Corbusier sta all’architettura come Milosevic sta all’umanità.
Non parlo per iperbole, sono serio: ai miei occhi un nuraghe è esteticamente superiore a qualsiasi edificio brutalista, anche senza il peso storico. Per questo vengo puntualmente redarguito da amici storici – o critici – che invece adorano l’arte moderna. Appena mi metto a sbavare su scalinate di marmo o storco il naso davanti a sculture moderne mi dicono “ancora a lucidar sarcofaghi, ebbasta, andiamo avanti”.
Ma il nuovo non è necessariamente progresso
Se prendiamo l’antica Grecia, è certamente andata avanti e si è evoluta rispetto al V secolo, quando c’era l’età d’oro di Pericle. L’impero romano ha fatto passi da gigante rispetto al 100 a.C., ma non mi sembrano migliorati. A volte per imprevisti; con il suo sinistro senso dell’umorismo, la Natura decise di spazzare via la Grecia al suo apice mandando a Pericle la peste bubbonica.
Verso il 7000 a.C. un villaggio in Turchia, Catal Huyuk, era tra i più sviluppati del mondo. Erano un migliaio di case attaccate l’una all’altra come fossero un alveare, ideale per difendersi dagli aggressori, e l’economia andava alla grande. Da un lato l’industria agro-pastorale e dall’altro la lavorazione della pietra facevano vivere tutti benissimo, tanto che producevano ceramiche – per l’epoca – grandiose. Col benessere era arrivata la cultura e la filosofia sui morti, il senso dell’esistenza e le grandi domande.
Più o meno fino al 4500 a.C. niente e nessuno riuscì anche solo ad avvicinarsi a Catal Huyuk, erano talmente avanti da essere considerabili come una civiltà aliena. Di paragonabile c’era solo Gerico, nella Palestina, molti anni più tardi.
Poi cos’è successo?
Nulla, semplicemente sono regrediti abbracciando scelte progressiste che in realtà li portarono alla rovina e alla mediocrità. Qualunque popolo sano di mente pensa e guarda al futuro, ma solo un idiota ci si tuffa senza prima fare un’analisi di chi è, da dove viene, e se il cosiddetto “futuro” è davvero meglio che il passato. È quello che penso ogni volta che passo da una scalinata ottocentesca alle scale di plexiglass di quel… uh, personaggio che è Calatrava.
Sì, è moderno.
Ma non è progresso.