Avere ragionevoli probabilità di vincere una causa significa riuscire a dimostrare il fondamento della propria pretesa, ovvero del proprio diritto. Ecco allora che emerge la rilevanza delle prove in corso di causa e, tra esse, speciale considerazione merita quella relativa ai testimoni causa. Vediamo allora di seguito quanti testimoni è possibile portare in processo, a supporto della propria posizione e come funziona la scelta. Sono aspetti assai importanti in quanto la testimonianza è di certo un mezzo di prova, liberamente valutabile dal magistrato (la legge parla di “prudente apprezzamento” dell’attendibilità del teste), ma anche il più efficace strumento per ottenere vittoria, sia nelle cause civili che in quelle penali.
Testimoni causa: di che si tratta?
Preliminarmente, richiamiamo in sintesi il concetto di prova testimoniale, prodotta in corso di causa, per poi occuparci della questione del numero e scelta. La prova per testimoni causa altro non è che lo strumento probatorio basato sull’assunzione, nei confronti di terzi estranei – ovvero persone che non sono parti nel processo e che non hanno interessi in rapporto all’oggetto della causa – di dichiarazioni orali legate ai fatti rilevanti, in quanto emersi in corso di causa. In particolare la testimonianza può riferirsi a fatti di cui il terzo abbia conoscenza diretta, in quanto verificatisi alla sua presenza, oppure a fatti a lui riferiti da altri. Da ciò ne consegue che il testimone non può fare valutazioni personali e soggettive, o dare giudizi o presumere alcunché: deve semplicemente limitarsi a raccontare fatti oggettivamente accaduti.
Come viene avviata la prova testimoniale?
La parte interessata a servirsi dei testimoni causa, dovrà fare richiesta formale ad hoc nei confronti del giudice incaricato, indicando precisamente i fatti, distinti tra loro, su cui vuole far interrogare i testimoni (si tratta dell’individuazione dei cosiddetti “capitoli di prova”), ed ovviamente dovrà segnalare le generalità delle persone che andranno a testimoniare innanzi al giudice. Si tratta, in ogni caso, di fatti oggettivi – la cui prova è ritenuta rilevante dal giudice per la decisione – ed inquadrati quanto a luogo, tempi e modalità di svolgimento.
In particolare, l’individuazione delle singole persone fisiche che fungeranno da testimoni causa, dev’essere la più accurata possibile. Ciò in quanto va garantita la certa, inequivoca e sollecita identificazione del teste. In altre parole dovranno essere obbligatoriamente forniti dati rilevanti come nome, cognome, luogo e data di nascita e se possibile luogo di residenza o domicilio, per ciascuno dei testimoni causa. Il giudice di seguito sarà libero di decidere su quali fatti sentire i testimoni e quali testimoni ammettere.
C’è un numero minimo o massimo di testimoni in corso di causa?
Alla domanda rispondiamo subito negativamente, dato che la legge non prevede un numero minimo o massimo di testimoni. In teoria, una parte potrebbe vincere una causa anche attraverso un solo testimone, però efficace, attendibile e ben preparato nel ricostruire come sono andati i fatti oggettivamente. Anche per quanto riguarda il numero massimo – come anticipato – non vi sono limiti: spetta infatti al giudice, di volta in volta, limitare le liste presentate dalle parti, per evidenti motivi di economia processuale, legati al rischio di rallentamento di tutto l’iter dibattimentale.
Sarà insomma il giudice ad indicare i testimoni causa, di cui l’avvocato potrà di fatto avvalersi. Il giudice spesso consente che, per un dato fatto, non effettuino testimonianza più di due o tre persone. Pertanto, sarà fondamentale che l’avvocato selezioni i testimoni causa più utili, precisi ed attendibili al fine di ottenere vittoria: sono dettagli determinanti al fine dell’esito finale del giudizio.
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