La sconfitta casalinga di giovedì notte contro l’Eintracht Francoforte in Europa League ha fatto saltare ufficialmente la panchina di Unai Emery all’Arsenal. Il tecnico basco ha dunque concluso il suo incarico durato quasi un anno e mezzo, in cui i Gunners hanno viaggiato a correnti alterne riuscendo comunque a centrare la finale della stessa EL durante la passata stagione, persa poi per mano dei cugini del Chelsea in quel di Baku.
Quest’anno, però, la macchina si è fermata e il rendimento di questo avvio di stagione è stato per certi versi pietoso: fuori dalle zone alte in Premier League, i londinesi non sono nemmeno ancora matematicamente qualificati in Europa, nonostante un girone non certamente ostico per una squadra di questo calibro.
In estate il mercato è stato tutto sommato buono, anche se restano i soliti problemi difensivi che accompagnano da ormai diversi anni l’Arsenal. Lo spogliatoio in sé non pare essere compatto: dalle grane Ozil e Xhaka, fino alle indiscrezioni raccolte dall’Evening Standard, il quale ha parlato di un gruppo di giocatori che ha preso in giro il loro allenatore per via anche del suo inglese non proprio fluido, ma non solo.
Tutto ciò si riflette poi sul rendimento in campo di una squadra apparsa senza stimoli e motivazioni in quest’ultimo periodo, corredato da quattro pareggi e tre sconfitte nelle ultime sette partite in tutte competizioni, con la vittoria in Premier che manca addirittura dallo scorso 6 ottobre.
Arsenal, il presente si chiama Ljungberg… Il futuro?
Il sostituto temporaneo di Emery è uno che il nord di Londra lo conosce molto bene: trattasi di Fredrik Ljungberg, bandiera da giocatore avendo disputato nove stagioni consecutive tra il 1998 e il 2007 e avendo fatto parte della squadra degli Invincibili che nel 2004 vinse la Premier da imbattuta. Già allenatore nelle giovanili del club, quella di domani in casa del Norwich sarà la prima partita sulla panchina di una prima squadra da capo allenatore.
Ma per il futuro la dirigenza sta valutando altri profili, tant’è che ci sarebbe già una ristretta cerchia di nomi in corsa per accaparrarsi la panchina dell’Emirates. Tra questi, Massimiliano Allegri avrebbe declinato la proposta e il primo nome valido sembra essere quello di Nuno Espirito Santo, attualmente alla guida del Wolverhampton. In lizza vi è anche Mauricio Pochettino, fresco di esonero dalla panchina degli acerrimi rivali del Tottenham.
La classifica piange e toccherà dunque a Ljungberg provare a risollevare le sorti di questa stagione, in una situazione simile a quella che toccò lo scorso anno a Ole Gunnar Solskjaer al Manchester United. Solo il tempo ci dirà se lo svedese sarà soltanto un traghettatore, ma quel che è certo è che ci sarà da ristrutturare soprattutto uno spogliatoio che rischia di cadere in frantumi di qui a poco e, in tal senso, il prossimo mercato di gennaio potrebbe appianare la situazione.
Dall’1 dicembre all’1 gennaio l’Arsenal scenderà in campo ben nove volte tra campionato ed Europa; in mezzo a queste sfide ci saranno anche quelle contro le due di Manchester e il Chelsea, dunque non è più concesso sbagliare.
L’addio di Emery
Sostituire un’istituzione come Arsène Wenger non era affatto semplice e la scelta di chiamare Unai Emery ha avuto un significato di cambio radicale. Il basco ha condotto una prima stagione altalenante e si era già capito in alcune circostanze che il rapporto era a rischio usura.
Alla fine della fiera, quel che ha pesato maggiormente è stata la mancata qualificazione alla Champions League, vero obiettivo della passata annata e sfumata in campionato per un solo punto in favore degli Spurs: dal 21 al 28 aprile sono state fatali le tre sconfitte di fila contro Wolves, Crystal Palace e Leicester, le quali hanno sancito la fine dei giochi con qualche giornata di anticipo.
Tutto ciò si è riflesso in questi primi mesi, dove la squadra si è definitivamente persa fatta eccezione per i due giocatori chiave Aubameyang e Lacazette. La grana Ozil non è mai stata risolta e il caso legato a capitan Xhaka ha ampliato i malumori all’interno del gruppo.
Insomma, esperienza da dimenticare per il tecnico iberico, lontano parente dell’Emery che a Siviglia scrisse la storia vincendo per tre anni di fila l’Europa League, ma anche di quello che al PSG ha comunque trionfato largamente in campo nazionale nonostante qualche pecca di troppo specie in campo europeo.