Igea. Un nuovo pianeta nano nel nostro Sistema Solare
Igea. Un nuovo pianeta nano nel nostro sistema solare. Una simulazione numerica getta nuova luce sulla sua formazione grazie ad una simulazione al computer.
Igea, situato nella fascia principale di asteroidi compresa tra l’orbita di Marte e quella di Giove, è stato messo a fuoco grazie allo strumento SPHERE installato sul VLT (Very Large Telescope) dell’ESO (European Southern Observatory). Grazie ad esso siamo riusciti ad ottenere immagini ad alta definizione del corpo celeste in modo da studiarne superficie, forma e dimensioni.
Inizialmente progettato per scovare esopianeti esterni al nostro Sistema Solare, Sphere, uno spettro polarimetro ad alta risoluzione, ha oggi dato una mano fondamentale per ottenere un’immagine nitida dell’asteroide che da subito ha soddisfatto tutti i prerequisiti ed è stato classificato dai ricercatori come Pianeta nano.
Igea orbita intorno al sole, dunque non è una luna, e possiede una massa sufficiente affinché la sua gravità lo renda di forma sferica sebbene non abbia ancora ripulito la sua orbita dalle macerie. Le sue dimensioni, circa 430 km di diametro, lo classificano all’ultimo posto in scala di grandezza tra tutti i Pianeti nani del nostro Sistema Solare rubando il primato a Cerere.
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La breve storia di Igea, come si è formato?
Scoperto dall’Astronomo Annibale De Gasparis a metà ‘800 all’osservatorio di Capodimonte a Napoli, è il quarto per dimensione nella fascia di asteroidi dopo Cerere, Vesta e Pallade. Igea è un pianeta appartenente ad una delle più gradi famiglie di asteroidi che conta più di 7000 membri tutti originati da un forte impatto avvenuto circa 2miliardi di anni fa su un unico corpo celeste.
Gli astronomi si aspettavano di osservare la presenza di un grande cratere, segno dell’impatto che ha dato origine a questa numerosa famiglia, come nel caso di Vesta. Miroslav Brož dell’Istituto Astronomico dell’Università Carolina di Praga afferma con grande sorpresa che, dopo aver osservato attentamente la sua superficie, i ricercatori sono stati in grado di identificare solo due crateri, di dimensioni non sufficienti per essere stati causati dall’impatto che ha generato la famiglia di asteroidi.
Una simulazione numerica realizzata al computer appositamente per far luce su questo fenomeno ha fornito ai ricercatori i dati fondamentali per dedurre con certezza che la forma sferica di Igea e la sua famiglia di asteroidi sono stati il risultato di una collisione frontale molto violenta con un corpo celeste dalle dimensioni comprese tra i 75 e i 150 km che ha portato prima alla completa distruzione del corpo originario e poi alla ricostruzione di Igea e dei sui asteroidi compagni.
Su youtube è stata pubblicata la simulazione visiva dell’impatto; lo proponiamo qui di seguito.
Grazie al VLT, conclude Pierre Vernazza del Laboratoire d’Astrophysique di Marsiglia, e allo strumento di nuova generazione SPHERE siamo ora capaci di mappare gli asteroidi della cintura principale con una risoluzione senza precedenti e siamo capaci di colmare il divario tra osservazioni da terra e missioni interplanetarie.
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