Paolo Cannavaro sul Napoli: “Ci vuole un passo indietro. Ancelotti ottimo allenatore”
Con i colori del Napoli indosso, Paolo Cannavaro ci è nato e ha disputato da giocatore e capitano partenopeo otto stagioni e mezzo, prima di…
Con i colori del Napoli indosso, Paolo Cannavaro ci è nato e ha disputato da giocatore e capitano partenopeo otto stagioni e mezzo, prima di chiudere la propria carriera professionistica tra le fila del Sassuolo. Oggi collaboratore tecnico del fratello Fabio in Cina al Guangzhou Evergrande, è intervenuto ai microfoni di Radio Marte in merito al caos che sta attraversando la squadra azzurra in queste ultime settimane.
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Le parole di Paolo Cannavaro
Nel post di Napoli-Bologna, Davide Ancelotti – figlio di Carlo – ha difeso a spada tratta il mister partenopeo, scatenando l’ira dei tifosi napoletani venendo anche accusato di essere uno degli artefici di questa situazione. Ma Paolo Cannavaro lo ha difeso: “Quando hai il cognome pesante, è troppo facile sparare sulla croce rossa, ma non credo che Carlo sia uno sprovveduto come qualcuno vuole far passare. È impensabile che si metta vicino una persona solo perché è il figlio. Mica tutti lavorano con accanto nonni, zii e parenti, può essere solo un valore aggiunto. Non è giusto indicare il figlio del mister, suo collaboratore, come colpevole di tante cose“.
L’ex capitano ha anche speso due parole per Carlo Ancelotti: “È un ottimo allenatore e proprio con lui alla guida lo scorso anno il Napoli è arrivato al secondo posto. Ci vuole veramente poco per rimettere la situazione in ordine, poi a fine anno ognuno farà le sue scelte, anche la società“.
Sul momento del Napoli: “Il caos che si vive a Napoli non sta facendo bene a nessuno, prima di tutto ai tifosi. Quando si fanno certi interventi si crea un danno all’ambiente, in primis alla città. Stanno perdendo tutti in questa situazione, le parti devono fare un passo indietro per il bene del Napoli perché ognuno ha sbagliato qualcosa. Non ho mai amato il ritiro e fortunatamente ne ho fatti pochi. Poi, dipende molto dalla finalità, ma rifiutarlo non mi è piaciuto perché si potevano trovare strade alternative. Se la squadra non segue più l’allenatore, la storia insegna che è molto più semplice mandare via l’allenatore, piuttosto che cambiare la squadra“.
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