Marriage Story – storia di un divorzio. Un commento sul film
Marriage Story è un film del 2019 scritto, diretto da Noah Baumach, anche produttore insieme a David Heyman. Presentata in anteprima
Marriage Story è un film del 2019 scritto, diretto da Noah Baumach, anche produttore insieme a David Heyman. Presentata in anteprima il 29 agosto 2019 alla 76esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, la pellicola vanta un cast importante, che comprende Scarlett Johansson (Scoop; Lost in Translation), Adam Driver (The Dead Don’t Die; Star Wars – The Last Jedi) e Laura Dern (Blue Velvet; Wild at Heart).
A partire dal 18 novembre il film è stato distribuito in un numero limitato di sale ed è ora disponibile su Netflix.
Marriage Story – La trama
Charlie, affermato regista teatrale, è sposato con Nicole, sua musa, attrice presso la compagnia teatrale da lui diretta. La coppia ha un figlio, Henry, e vive a New York.
Il matrimonio è fallito: neanche la terapia di coppia sembra riuscire a portare nuova vitalità. Ricevuta un’offerta per un episodio pilota, Nicole lascia la carriera teatrale, per tornare a quella televisiva, trasferendosi con il figlio a Los Angeles, mentre Charlie continua a lavorare a New York.
Quando l’uomo arriva a LA per far visita al figlio, la futura ex moglie gli consegna i documenti del divorzio, andando contro al comune accordo di non procedere per vie legali. Comincia quindi la storia del divorzio.
Quello che amo di Nicole; quello che amo di Charlie
Il film tratta lo svolgersi di un divorzio, di come questo quasi distrugga il rapporto tra i due, mettendo a rischio la possibilità del padre di poter essere genitore, e tirando fuori rancori e sentimenti sopiti.
Ma perché Marriage Story?
Si comincia dall’amore, dalla speranza, dalla dolcezza e dal calore dell’affetto reciproco. Il film si apre con le voci fuori campo di Nicole e Charlie, che parlano l’uno dell’altra, mentre sullo schermo le immagini raccontano frammenti del loro vissuto insieme. Scopriamo presto che quanto hanno detto è il contenuto di lettere, facenti parte della terapia di coppia: il legame tra i due è incrinato, Nicole si rifiuta di leggere quanto scritto ed esce dalla stanza.
Storia di un matrimonio, perché questi sentimenti e rancori vengono a galla man mano che il procedimento per l’annullamento del matrimonio diventa realtà e che Nicole e Charlie riflettono e si scontrano su quanto è accaduto loro e quanto stia ancora accadendo.
Andando avanti, ci si rende subito conto di quanto non detto ci sia e di quanto effettivamente il loro rapporto sia instabile.
Il divorzio è semplicemente la scintilla che accende la miccia: Nicole parla per la prima volta con Nora (Laura Dern), la quale le chiede di parlarle del coniuge e del matrimonio. Un semplice «come stai?» basta a fare esplodere il flusso emotivo della donna, che parte con un monologo di oltre 5 minuti, in cui la Johansson dà prova di una bravura sconcertante.
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Marriage Story – L’amore non basta
Marriage Story racconta semplicemente l’individualità di ciascuno di noi, il bisogno di emergere che spinge Nicola ad accettare quel ruolo a LA.
Non è la mancanza di amore a far sì che il matrimonio vada in pezzi; non è questo a far sì che quell’affetto, evidente, venga meno lasciando spazio a rancore, rabbia e furia che osserviamo manifestate dalla recitazione tanto della già citata Johansson quanto da Driver.
È il bisogno del singolo di esistere al di fuori del binomio, la necessità di brillare di luce propria, unita alle sempre presenti incomprensioni che rendono, infine, impossibile continuare a stare insieme, nonostante l’amore.
La fotografia di Robbie Ryan regala spaccati di sofferenza e confusione – come durante le sedute in tribunale in cui gli avvocati attaccano prima Charlie e poi Nicole – poi rabbia e frustrazione – durante la straziante lite in casa di Charlie in grado di lasciarci basiti tanto per la recitazione dei due attori, quanto per la scrittura dei dialoghi di Baumach.
Quel che resta – Being Alive
È la storia di come il taciuto possa diventare insopportabile e indomabile e di come i rapporti siano fragili come vetro: prima o poi le troppe crepe portano al frantumarsi del rapporto.
È la storia di come tutto possa andare male anche quando sembra andare bene. È la storia di un matrimonio, di quello tra Nicole e Charlie, di come non sia stata colpa di nessuno dei due o di entrambi, di come si siano incontrati, amati e poi separati, condividendo amore.
Il divorzio purifica, scaccia via il veleno.
Ma cosa resta? Il senso di vuoto, lasciato una volta che tutto quel male è andato via, insieme al legame comunque persistente tra Nicole e Charlie. Un senso di conclusione è dato dalla chiusura del cancello della casa di lei, ad opera di padre, madre e figlio, unendo le forze e formando ancora una famiglia, anche al di fuori del matrimonio. Inoltre, per Charlie, intonando Being Alive, rimane la speranza di un futuro e la voglia di provare nuovamente tutto quel miscuglio di pressioni e oppressioni che fanno parte dello stare con qualcuno e che, in fondo, sono testimoni dell’amore provato.
Someone to hold you too close/ Someone to hurt you too deep/ Someone to sit in your chair/ And ruin your sleep —
Somebody need me too much/ Somebody know me too well/ Somebody pull me up short/ And put me through hell/ And give me support/ For being alive/ Make me alive, make me alive
Quel che resta allo spettatore è un senso di confusione. Cosa provare? Alti e bassi: l’empatia travolge e ci si ritrova inevitabilmente persi nella carica emotiva della storia, in una vera e propria gioia per i sensi. Non è una storia d’amore, quindi apprezzabile da un solo target di pubblico. Si parla di un rapporto umano, di come possa arrivare in alto per poi cadere e frantumarsi nell’impatto.
Marriage Story è la storia di un matrimonio e di un divorzio, ma potrebbe essere la storia di un qualsiasi altro rapporto messo alla prova, gestito nel modo sbagliato e poi esploso, con le relative conseguenze del non ricordarci che siamo tutti individui con sogni, ambizioni, speranze e bisogni.
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