YesWeCamp

Pubblicato il 17 Settembre 2009 alle 18:47 Autore: Anna Longhini
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YesWeCampPresentato martedì scorso al Milano Film Festival nella sezione Colpe di Stato – in collaborazione con Internazionale – il documentario girato in Abruzzo nelle zone colpite dal sisma del 6 aprile scorso dal regista torinese Alberto Puliafito sconfessa l’informazione che fino ad oggi è comparsa sui canali tradizionali sulla ricostruzione.

[ad]INFORMAZIONE INNANZITUTTO – Ha modi gentili Alberto Puliafito il regista torinese che ha vissuto alcuni mesi all’Aquila e dintorni per documentare quanto sta accadendo su quei territori dall’evento sismico che ha sconvolto l’aquilano distruggendo una città e i suoi territori limitrofi. E’ gentile e senza clamore il suo documentario: è per questo che definirlo un documentario di denuncia sarebbe forse fargli un torto e prestare il fianco a tutti quelli che vedono nel pacato tentativo di raccontare la gestione dell’emergenza e la ricostruzione a ormai sei mesi dalla catastrofe una manovra politica meramente finalizzata ad una contestazione antigovernativa ad opera di gruppi tacciati di essere qualcosa di molto simile a dei centri sociali. Non è così. Non è di questo che tratta “Yes, we camp”, che riprende l’ormai celebre motto utilizzato per la campagna presidenziale di Barack Obama. Non è di questo che si tratta, ma della vita sconvolta e stravolta di migliaia di persone (stime prudenziali parlano di almeno 50.000 persone tra tende e sfollati sulla costa: sembra assurdo ma a voler cercare il dato esatto delle persone sfollate ci si trova in difficoltà, così sul sito della protezione civile ad esempio la rilevazione delle persone che a causa del sisma hanno trovato una sistemazione temporanea sulla costa è partita soltanto il 7 settembre scorso) che senza più case e spesso senza più lavoro sono state prontamente assistite dalla Protezione Civile, e che tuttavia oggi si trovano ad essere svuotate di alcun potere decisionale sul loro futuro e sul futuro della città che hanno da sempre abitato.

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