La scoperta pubblicata sulla rivista The Astrophysical Journal da un gruppo internazionale di ricercatori coordinato da Daniela Carollo, Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) di Torino apre nuovi interrogativi sul processo di formazione della nostra galassia. Come base degli studi condotti su questo fenomeno ci sono i parametri forniti dalla missione Gaia dell’Agenzia spaziale Europea (Esa) e i dati sulla composizione chimica di un campione di 40.000 stelle forniteci dalla Solan Digital Sky Survey (Sdss).
Lo studio ci svela che le stelle che costituiscono il disco spesso della Via Lattea appartengono a non una, ma ben due differenti popolazioni stellari con caratteristiche molto differenti tra loro. Denominato “Disco spesso povero di metalli” (Metal weak thick disk) differisce in sostanza dal classico “disco spesso” (Thick disk) per la velocità di rotazione attorno al centro galattico e per la sua composizione chimica.
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Le stelle appartenenti al disco spesso povero di metalli, dunque, viaggiano attorno al centro della Via Lattea ad una velocità di 150 km/s (chilometri al secondo), anziché 180 km/s come nel disco spesso, e sono due volte più povere di metalli rispetto alle stelle del primo gruppo.
Il Disco spesso venne identificato per la prima volta nel 1983 e solo alla fine del 2003 alcuni studi ci mostrarono che questo possedeva delle distinte proprietà cinematiche e chimiche che vennero osservate grazie all’alone di luce stellare proveniente dal disco al centro della Via Lattea. La storia della sua formazione può fornire dei vincoli sulle origini e sulla formazione del disco spesso e, in definitiva, sulle origini della stessa Via Lattea. Tuttavia il meccanismo di formazione del disco spesso è stato soggetto di molte discussioni per decenni.
“Erano più di vent’anni che si cercava di sbrogliare questa matassa, infatti, si riteneva che il disco rigido povero di metalli non fosse altro che un’ estensione del normale disco spesso e non una popolazione stellare completamente indipendente con origini chimiche ed astrofisiche differenti” afferma la coordinatrice dello studio Daniela Carollo.
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Le ipotesi avanzate dagli esperti sul fenomeno
Arrivati a questo punto una domanda sorge spontanea: com’è stata possibile la formazione di un secondo disco spesso nella Via Lattea? Gli astrofisici e i ricercatori associati a questo studio hanno avanzato molteplici ipotesi. Una di queste, e probabilmente la più gettonata dai ricercatori, è quella a sostenere che il disco spesso povero di metalli sia più antico del normale disco spesso e le stelle che lo compongono si sono originate dalla fusione avvenuta in passato tra la nostra Via Lattea ed un’altra galassia nana “satellite” durante i suoi primi periodi di formazione. Successivamente, in modo analogo, una seconda galassia si è fusa con la Via Lattea dando origine al comune disco rigido che conosciamo.
Quest’ipotesi, come le altre avanzate dai teorici, sono tutt’ora in fase di sviluppo e vengono testate tramite accuratissime simulazioni computerizzate che ci daranno in futuro nuovi dettagli sulla formazione della nostra galassia nonché apriranno una nuova finestra sulla formazione delle altre galassie presenti nell’Universo.
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