L’articolo 23 del DL n. 4/2019 (il famoso Decretone) tratta un argomento molto sentito da parte dei lavoratori, e in particolare dei dipendenti pubblici: l’erogazione del Tfs o Tfr e più precisamente la possibilità di una sua liquidazione anticipata. Sembrava tutto pronto per avere il trattamento di fine rapporto (o fine servizio) in anticipo, ma invero è ancora tutto fermo.
Anticipo Tfs e Tfr: mancano DPCM e Accordo
All’articolo 23 del decreto si legge che il riconoscimento dell’indennità di fine servizio avviene al raggiungimento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico. I dipendenti pubblici possono presentare richiesta di finanziamento di una somma pari all’importo dell’indennità di fine servizio maturata, alle banche o agli intermediari finanziari che aderiscono a un apposito accordo quadro da stipulare entro 60 giorni dalla data di conversione in legge del decreto stesso. Accordo che dovrà essere stipulato tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Associazione Bancaria Italiana. L’accordo ha la finalità di definire le condizioni economiche dello stesso e ufficializzare le modalità di presentazione della domanda così come quelle di ottenimento del finanziamento. “Il finanziamento”, si legge nel decreto, “è garantito dalla cessione pro solvendo automatica e nel limite dell’importo finanziato, senza alcuna formalità, dei crediti derivanti dal trattamento di fine servizio maturato”.
Il punto cruciale risiede in quell’accordo che a oggi non è stato ancora stipulato, e ugualmente all’apposito DPCM relativo che dovrebbe venire emanato per riprendere il discorso e regolare la procedura operativa di liquidazione anticipata del Tfs o Tfr.
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Anticipo Tfs e Tfr: si attende il parere del Consiglio di Stato
Come riporta Pensioni Oggi, tuttavia, il DPCM che regola l’attuazione dell’anticipo del Tfr/Tfs fino a 45 mila euro a tasso agevolato attende il parere del Consiglio di Stato, come ha affermato il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Stanislao di Piazza. Lo schema del DPCM “è stato oggetto di un tavolo tecnico già a partire da giugno 2019”, ha dichiarato l’esponente del M5S, “a cui hanno partecipato il Dipartimento della funzione pubblica, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l’Inps e l’ABI”. Dopo l’esito dei pareri resi dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e dal Garante per la protezione dei dati personali, il testo modificato “è stato nuovamente condiviso, ottenendo i concerti dei Ministeri competenti”. Da qui l’invio al Consiglio di Stato, da cui si attende il parere definitivo per le eventuali ultime modifiche. Si parla della data di maggio 2020, ma non c’è ancora nulla di certo. Non esiteremo a fornire aggiornamenti adeguati e più concreti al riguardo.
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