Qualche dubbio sulle Sardine, senza che vi strappiate i capelli
Guardando poco la TV e prediligendo i film non mi ero accorto di quanto la faccenda delle Sardine avesse preso possesso di qualsiasi organo d’informazione. Se prima erano le pubblicità di materassi a infestare i canali ufficiali, adesso sono reportage su di loro. Interviste, inchieste, ospitate, dibattiti, analisi e approfondimenti spuntano ovunque, sono trending topic su Twitter, tutti i miei contatti Facebook che lavorano nell’editoria ci hanno fatto uno o più post. Fosse per me continuerei a leggere l’inchiesta del Washington post, ma in redazione mi hanno detto che così come i cacciabombardieri servono a cacciabombardare, gli elzeviristi devono elzevirare, cioè raccontare e commentare l’attualità.
“Perché le Sardine interessano così tanto?”
Bè, forse la domanda più interessante è a chi interessano così tanto. I giornalisti impiegano poco a infatuarsi di qualcosa di nuovo e altrettanto poco impiegano a ripudiarlo. Ricordate quando i media erano innamorati del M5S, col sorriso della Gioconda di Marta Grande, la pelle opalescente da contessina, lo sguardo soavemente severo? Le ventate d’aria fresca, il rinnovamento e io che sanguinavo dagli occhi? Ecco. C’è un che di vagamente ossessivo sull’interesse dei giornalisti nei confronti delle Sardine, ma è innegabile stiano riempiendo le piazze d’Italia. È altrettanto innegabile non si capisca dove vogliano andare a parare. Accettano davvero tutti? Sì. No. Forse. Sono di sinistra? Sì. No. Forse. Vogliono entrare in politica? No. No, davvero. Anzi, forse sì.
Dall’altra parte ci sono gli spettatori
Dai sondaggi del Fatto quotidiano, un elettore su quattro voterebbe le Sardine. La7 dice che a livello politico arriverebbero a spostare addirittura il 39%. Questo mi affascina grandemente: davvero la popolazione italiana che a gennaio 2019 lamentava disoccupazione, crollo del potere d’acquisto, criminalità, disservizi, oggi ha come unica priorità l’abrogazione del decreto sicurezza?
Il 17 settembre 2019 si preoccupava di aumento dell’IVA, riduzione cuneo fiscale, sostegno alle famiglie, investimenti nella scuola e nell’innovazione. Era in fissa con gli sbarchi. Ora è cambiato tutto, a quanto pare. Ma come, quando e perché, non è chiaro. Napoleone disse che dieci persone che parlano fanno più rumore di diecimila che tacciono, ed è un’opzione. L’ennesima cantonata presa da sondaggisti e opinionisti che s’infrangerà contro le urne come al tempo furono i Girotondi.
O magari le Sardine sono davvero la soluzione.
«Io farei follie per diventare assessore allo Sport nella mia regione» dice il loro leader «ma non ne sarei in grado». Bè, anch’io farei follie per pilotare un F-16, ma non ne sarei in grado. Ciò che mi perplime delle Sardine sono ‘ste frasi che ti spiazzano perché dopo averle sentite pensi “giusto… hey, aspetta un attimo, non ha detto un cazzo!” il che li collocherebbe nella mia area preferita, ovvero la Democrazia cristiana.
Ecco, se le Sardine sono davvero intenzionate a rifondare un centro, il mio scetticismo nei loro confronti si dileguerebbe. Se c’è una cosa che desidero per il mio paese, oggi, è il ritorno a un lessico più alto, fatto da gente altrettanto alta, che possa prendere le doglianze della mia comunità ed elevarle fino a risolverle, rappresentandomi nel mondo. Vorrei poter scegliere un campione per il paese, non una campionatura del paese.
Saranno loro a farlo?
Per ora, non credo. Li guardo in faccia e non ci vedo quell’intelligenza affilata, quel contegno garbato e adulto, quell’ironia malinconica che hanno le persone veramente capaci e potenti. Vedo un capopopolo, non un politico. Sono felice l’Italia voglia abbassare i toni, e del resto più alti di questi ci son solo gli spari. Quello che vorrei… oh, posso dirlo? Vorrei ricominciare ad avere quella strana sensazione chiamata “rispetto” verso i miei rappresentanti. Vorrei qualcuno che quando parla mi faccia pensare
“Vabenevabenevabene la Costituzione e la democrazia non si toccano, parliamo d’altro”.