M5S: Di Maio annuncia la riorganizzazione interna. Le ultime
Il capo politico del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, ha annunciato i risultati delle votazioni per il “team del futuro”. Quello che è stato visto da molti come un direttorio (allargato) è una delle proposte cardine per il rilancio della sua leadership. L’attuale ministro degli Esteri cerca così di rispondere alle istanze di riorganizzazione interna provenienti sia dai rappresentanti parlamentari del M5S (con Mario Giarrusso in prima linea), sia dalla base stessa del partito. La crescente verticalizzazione nel processo decisionale ha fatto storcere il naso a molti attivisti della prima ora, che vedevano nell’orizzontalità, nel dibattito e nel contributo attivo del cittadino degli elementi positivi (se non costitutivi) del MoVimento.
Ecco chi sono i 6 facilitatori del M5S
Tra le figure che affiancheranno Di Maio ci saranno volti più, o meno noti. Spicca la figura di Danilo Toninelli – ex ministro alle Infrastrutture e i Trasporti – come facilitatore per l’organizzazione delle campagne elettorali. Tra gli altri esponenti affini alla linea ufficialista, troviamo Paola Taverna (facilitatrice per l’attivismo). La Taverna aveva mostrato delle discrepanze con Di Maio su alcuni temi concreti ma non si è mai spostata dalla critica a una vera e propria opposizione interna. Poi, troviamo Ignazio Corrao (supporto a Enti locali) e il noto giornalista Emilio Carelli (con quest’ultimo che si occuperà della comunicazione). C’è anche un facilitatore in “quota” Casaleggio: parliamo di Enrica Sabatini, socia dell’associazione il Coordinamento e gli Affari interni. Chiude Barbara Floridia como facilitatore in “Formazione e Personale”.
A differenza dei 12 team di lavoro (per cui sì c’era l’effettiva possibilità di scegliere tra diverse opzioni), nel caso dei facilitatori si trattava di prendere o lasciare: i nomi erano quelli e si poteva votare unicamente “sì” o “no” a quella batteria di nomi.
Di Maio prova a riattivare la base, ma non cessano le critiche
Uno degli elementi portanti e distintivi del Movimento 5 Stelle, almeno per i primissimi anni, era il gran fermento della base pentastellata. Evidentemente, volendo rispettare i ruoli, l’arduo compito spetterà a Paola Taverna (in primis) e a Danilo Toninelli.
Nonostante Di Maio si dimostri fiducioso e parli di una nuova fase del Movimento (che guarda al futuro, ai prossimi dieci anni), non si placano le proteste contro il capo politico pentastellato. Ad Agorà, Gianluigi Paragone (uno dei più ferventi critici dell’operato di Di Maio) ha ironizzato: “perché dovete parlare di Di Maio come se fosse il capo politico del Movimento 5 stelle? Ce l’ha scritto solo sul biglietto da visita. Non ha più il potere del capo politico.” Paragone è in prima linea nella critica al Meccanismo Europeo di Stabilità e la principale divergenza di opinione sembra risiedere proprio nella posizione sul fondo salva Stati.
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