“Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi.”
Giorgio Ambrosoli – nato a Milano il 17 ottobre 1933 e morto l’11 luglio 1979 – è stato un avvocato italiano assassinato in seguito alla sua indagine contro Michele Sindona relativamente alle numerose e gravi irregolarità da questi commesse durante la direzione della Banca Privata Italiana.
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Giorgio Ambrosoli – Biografia e carriera dell’avvocato
Ambrosoli cresce in una famiglia conservatrice e di matrice cattolica. Egli segue la strada del padre Riccardo, avvocato impiegato presso la Cassa di Risparmio delle Province Lombarde.
Giorgio frequenta il liceo Manzoni di Milano, affrontando gli studi classici, avvicinandosi presso un gruppo di studenti monarchici che lo accolgono nell’Unione monarchica italiana. Conclusi gli studi scolastici, Ambrosoli si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza nel 1952, laureandosi sei anni dopo con una tesi sul Consiglio Superiore della Magistratura. Comincia poi come praticante presso lo studio legale Cetti Serbelloni.
Gli anni Sessanta costituiscono un periodo importante per l’avvocato: il matrimonio con Anna Lori, nella chiesa di San Babilia è un evento importante tanto quanto – nel 1964 – la specializzazione in ambito fallimentare nelle liquidazioni coatte amministrative. Viene dunque scelto per cooperare con i commissari liquidatori della Società Finanziaria Italiana. Da qui parte la strada che lo porterà all’affermazione professionale e infine alla morte.
Nel frattempo la famiglia si allarga e Giorgio diventa padre di Francesca, Filippo e infine Umberto. La carriera di Ambrosoli prosegue con la nomina di Commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, in crisi dopo il crack finanziario quasi raggiunto per colpa di Michele Sindona.
L’avvocato riceve una relazione sul rendimento della banca da Gianbattista Fignon, garante di un prestito assegnato in passato a Sindona e all’epoca dell’indagine di Ambrosoli vicepresidente della Banca Privata Italiana. Secondo questa relazione la situazione è molto complessa e Giorgio Ambrosoli riceve e accetta l’incarico di Direttore della Banca, potendo scoprire e analizzare da vicino le operazioni avviate in passato all’interno del sistema bancario.
Grazie al suo incarico, Ambrosoli viene a conoscenza degli illeciti compiuti non solo da Sindona – accusato tra l’altro di bancarotta fraudolenta e responsabile anche nei confronti di una banca statunitense, che è la punta dell’iceberg – ma anche da pubblici ufficiali.
“Per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese”
Pur consapevole dei rischi e del pericolo in cui incorre, il compianto avvocato avvia l’indagine che lo porterà, dopo minacce sempre più consistenti, alla prematura morte per vile atto mafioso. Nel ’75 Giorgio scrive una lettera indirizzata alla moglie ma mai inviata, nella quale sembra davvero di leggere le ultime parole di un uomo consapevole di essere condannato a morte.
Nonostante le varie minacce ricevute nel corso dei mesi, Ambrosoli non ottiene alcuna protezione dallo Stato, ritrovandosi solo, eccezion fatta per il sostegno politico di Ugo La Malfa, di Silvio Novembre come guardia del corpo e di pochi altri che comunque non danno per volontà o incapacità, il giusto supporto al futuro martire.
Il preludio alla morte e l’assassinio
Intorno alla primavera del 1979 Giorgio Ambrosoli risponde a numerose telefonate minatorie effettuate da un interlocutore di provenienza siciliana – che si scoprirà in seguito essere il cognato del boss di mafia Stefano Bontate – il quale gli impone di ritrattare la testimonianza sul fallimento del Banco Ambrosiano. Come fatto fino a quel momento, Ambrosoli continua imperterrito il suo lavoro e le sue indagini, andando però incontro ai suoi assassini.
Accade l’11 luglio 1979, davanti al portone di casa di ritorno da un’uscita serale. L’uomo viene avvicinato da un malavitoso americano di nome William Joseph Aricò, il quale, dopo essersi scusato, esplode quattro colpi dalla 357 Magnum che impugna.
Nonostante la famiglia non scelga di celebrare la funzione funebre in privato, non si presenta alcuna autorità pubblica di rilievo, denotando la solitudine in cui albergava Ambrosoli nel corso della sua inchiesta. Solo nel luglio del 1999, dopo le stragi di mafia del ’92, lo Stato assegna a Giorgio Ambrosoli la Medaglia d’oro al valore civile.
Giorgio Ambrosoli – Il prezzo del coraggio
Come spesso accade, il cinema e la televisione – in quanto veicoli immediati per la trasmissione di messaggi e alla portata di tutti – si sono fatti carico dell’onere di raccontare la storia di Ambrosoli. Un eroe borghese, di Michele Placido (1995), Qualunque cosa succeda,di Alberto Negrin (Miniserie TV – 2014), Servo di verità, di Gaetano Troiano (corto del 2017), fino ad arrivare, nel dicembre 2019, al film Rai Giorgio Ambrosoli – Il prezzo del coraggio, diretta da Alessandro Celli e in onda in prima tv mercoledì 18 dicembre alle ore 21:25 su Rai 1.
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