Il rinnovo contratto statali 2020 continua a far discutere: troppo lontane le parti (il governo da un lato, i sindacati dall’altra), ma il nodo è quello delle risorse. Alla luce di quanto emerso nelle ultime settimane, i sindacati Cgil, Cisl e Uil proclamano lo stato di agitazione nel pubblico impiego. Sono ancora troppe le incertezze per ciò che concerne i rinnovi contrattuali e le politiche relative all’occupazione nel pubblico impiego, lamentano i sindacati. Le sigle sindacali hanno motivato tale decisione “viste le carenze nella Legge di Bilancio, adeguate risorse economiche per il rinnovo dei CCNL per il triennio 2019-21, al netto della stabilizzazione dell’indennità di vacanza contrattuale e dell’elemento perequativo, insieme a un necessario stanziamento per finanziare un nuovo sistema di classificazione del personale”.
Rinnovo contratto statali 2020: Cgil, Cisl e Uil insoddisfatti
Relativamente al ricambio generazionale la richiesta dei sindacati volge a “un piano straordinario di assunzioni, insieme a interventi per gli idonei e alla proroga delle procedure di stabilizzazione previste dalla legge Madia”. Inoltre si punta anche alla “rimozione dei vincoli imposti alla contrattazione integrativa unilateralmente da parte del Mef relativamente alla percentuale di destinatari delle progressioni economiche orizzontali e la restituzione della piena autonomia della contrattazione al riguardo”. Sotto questo aspetto i sindacati hanno già deciso di avviare delle “diffide formali poiché dai confronti sin qui avuti non vi è alcuna certezza di una risoluzione che assegni alla contrattazione le titolarità di tradurre e applicare le previsioni normative che non fissano alcuna soglia”.
Rinnovo CCNL Pubblico impiego: 200 milioni in più, le ultime notizie
Rinnovo contratto statali 2020 atteso in diversi comparti
Il comparto del pubblico impiego è stato già protagonista lo scorso 12 dicembre, nella seconda delle tre giornate di mobilitazione nazionale a Roma (nell’ultima, il 16 dicembre, si è parlato di welfare). Il rinnovo dei contratti è un tema molto caldo con cui si è avviata quella seconda mobilitazione, in particolar modo per voce della segretaria confederale del sindacato Tania Sacchetti: “I contratti vanno subito rinnovati, ci sono casi clamorosi, come quello della sanità privata e della Multiservizi”. Qui si parla di “persone che aspettano un rinnovo da 10, 12 anni. È inammissibile, una presa in giro, una grave mancanza di rispetto per chi lavora”.
Il problema delle risorse
È un problema di risorse, dicevamo. I sindacati hanno infatti riportato come il fondo dei contratti del pubblico impiego per il 2020 preveda un intervento di soli 225 milioni di euro, da aggiungersi a 1,1 miliardi stanziati nel 2019. Risorse insufficienti, quindi, per procedere con un adeguato rinnovo contrattuale del pubblico impiego. “Nello stanziamento complessivo di 3 miliardi e 175 milioni di euro previsto a regime per il 2021”, si legge su Rassegna.it, “manca la quota di risorse utile a stabilizzare il cosiddetto elemento perequativo, che va garantito”.
Ricordiamo che la protesta è legata all’aumento del 3,50% circa previsto per il triennio 2019-2021, ritenuto troppo basso e non certo compensativo per uno stipendio che ha dovuto far fronte a un’ingente perdita del potere di acquisto negli ultimi anni. A tutto questo va aggiunto anche il problema dell’elemento perequativo, da stabilizzare onde evitare la perdita di qualsivoglia aumento (se non proprio la perdita retributiva) in busta paga per alcune categorie di lavoratori.
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