Nomine Rai 2019: lista nomi in lizza e quando arriverà la fumata bianca
La telenovela delle nomine Rai 2019 prosegue tra dubbi e incertezze: i nomi in lizza e la possibile data del CdA, ulteriormente slittato.
La telenovela delle nomine Rai rischia di proseguire ancora, tra dubbi e incertezze, tra battaglie di veti e duelli tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Chissà, forse il dialogo potrebbe continuare fino a salutare il nuovo anno e riprendere dopo le feste. L’attesa riunione del Consiglio di Amministrazione Rai era attesa per giovedì 19 dicembre, ma probabilmente slitterà ancora. Come se non bastasse ci voleva anche una perturbazione esterna, una truffa informatica ai vertici Rai perpetrata tramite l’invio di una e-mail al presidente Marcello Foa e come mittente un falso ministro Tria. Avviata l’indagine della Vigilanza, potrebbe essere un’ulteriore occasione per rimandare un discorso che al momento appare infuocato.
Nomine Rai 2019: la lista dei nomi in lizza
Sembrava essere stata comunque trovata la quadra su quattro nomi: quelli di Angelo Teodoli per la direzione Coordinamento generi; Stefano Coletta, per la direzione dell’intrattenimento prime time con interim Rai1; Ludovico Di Meo, per la direzione serie tv e cinema con interim Rai2; Franco Di Mare, per la direzione dell’intrattenimento day time con interim Rai3. Piccoli passi verso il restyling di un pacchetto completo che alla fine potrebbe non esserci.
Nomine Rai 2019: CdA slitta al 2020?
Stando a quanto riporta Affaritaliani.it, è possibile che tutto slitti a dopo le vacanze di Natale, quindi se ne riparli a partire dal 7 gennaio 2020 in poi. Anche l’agenzia Agi ha riportato che la presentazione dei curricula dei potenziali candidati non sia stata ancora trasmessa al CdA, così come vuole la prassi.
Tensione tra PD e M5S
Tra PD e M5S, intanto, il clima non è dei più pacifici. Il PD vuole mettere Mario Orfeo al Tg3, ma i pentastellati non sono d’accordo. Luigi Di Maio ha cercato anche di trovare un compromesso, basato però sul veto Orfini al Tg3. “Dateci un altro nome e chiudiamo”. Dario Franceschini, riferisce La Repubblica, gli avrebbe risposto “Noi lo vogliamo proprio perché non lo volete voi, altrimenti non c’è riequilibrio”.
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