Storie che devono farci riflettere, dette anche cazzate da spogliatoio

Pubblicato il 18 Dicembre 2019 alle 17:09
Aggiornato il: 3 Gennaio 2020 alle 18:37
Autore: Nicolò Zuliani
Storie che devono farci riflettere, dette anche cazzate da spogliatoio

Per quelli di voi che non hanno Twitter, vi basti sapere che è il social di single quaranta/cinquantenni con gravi problemi di autostima, ossia quello che era Facebook nel 2012, quando le foto coi buongiornissimo, i meme di Mafalda/Corto Maltese e gli autoscatti in arte povera non erano ancora stati falcidiati dalle pernacchie. Il male non muore mai, si sposta.

Una delle figure che più spicca su Twitter è la persona single, mitomane e giustiziera contro i Grandi Problemi del mondo. Alterna autoscatti ad aneddoti di vita verah che lo vedono puntualmente protagonista e vincitore grazie a sagaci risposte, acute osservazioni, fulminanti battute: oggi hanno messo al loro posto un maniaco, ieri hanno zittito un razzista, oggi pomeriggio hanno dovuto scansare ben tre proposte di matrimonio, ieri sera l’ennesima ventenne arrapata voleva solo lui, lui, lui.

Siccome noi italiani siamo dei geni, e siccome questa peculiare specie prolifera, a qualcuno è venuto in mente d’inventare il TCRAI scanner: un account Twitter Che Raccoglie Aneddoti Inventati per poi recensirli come fossero film. Il suo successo è stato stellare, perché dietro ogni mitomane c’è una caterva di arrapati che segue aspetta foto softporn e in mezzo, al posto della pubblicità, deve subire il fantamondo di questi squinternati.

Poteva forse durare?

No. Infatti l’autore – o gli autori – hanno già messo in homepage una dichiarazione in legalese promettendo di continuare la loro opera ma senza prendersi sul serio: tradotto, querela in corso e parcella dell’avvocato assai poco divertente, addio. Eppure questa mania d’inventare parabole al solo scopo di autoincensarsi (e denunciare il malcostume dilagante, in subordine) è diventata una moda anche fuori da Internet.

Oggi guadagnano le prime pagine storie indignate sprovviste di nomi, fonti, filmati, testimoni, denunce o verbali; basta ci siano gli argomenti giusti: è un episodio di razzismo? ANSA subito. È un episodio di omofobia? Avanti coi carri. Sessismo? Fanfare e maiuscoli. Poi o non se ne sa più niente o salta fuori che erano bugie, ma non importa. Ciò che conta è portare avanti la narrazione di odio e italiani brutta gente che piace da impazzire ai giornalisti perché l’hatebait è una cornucopia, e piace ai residenti del centro storico perché li fa sentire migliori della suburra.

Ma soprattutto sono quelle persone che tuonano contro i troll, le fake news, i meme coi dati inventati e lamentano un abbassamento di qualità della politica che è reale, ma santo Dio se non è unilaterale.

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L'autore: Nicolò Zuliani

Veneziano, vivo a Milano. Ho scritto su Men's Health, GQ.it, Cosmopolitan, The Vision. Mi piacciono le giacche di tweed.
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