I pianeti, come quelli del nostro sistema solare, possono essere categorizzati in vari gruppi: i pianeti rocciosi, come Mercurio, Venere, la Terra e Marte; i giganti gassosi come Saturno e Giove; i pianeti di ghiaccio come Nettuno ed Urano; infine, i pianeti nani come Plutone e Cerere. Ma un’osservazione approfondita usando il telescopio Kepler potrebbe aver individuato una nuova categoria di pianeta: i Pianeti Superleggeri.
Sono passati dieci anni da quando la NASA ha effettuato con successo il lancio della missione Kepler, grazie alla quale i ricercatori di tutto il mondo hanno potuto finalmente osservare per la prima volta Pianeti esterni al nostro Sistema Solare (o esopianeti). Studiando a fondo i Pianeti extrasolari ci siamo spesso imbattuti in corpi celesti peculiari, come le cosiddette “super terre”, tuttavia siamo sempre riusciti a categorizzare ciò che stavamo osservando in una delle classificazioni di pianeti conosciute.
Il telescopio Kepler localizza i pianeti grazie al metodo del transito: nel momento in cui il corpo celeste passa tra la stella ed il telescopio ci sarà una variazione nella luce della stella osservata, filtrata, inoltre, dall’atmosfera del Pianeta in questione. Quando viene successivamente osservato lo spettro della radiazione elettromagnetica vedremo dunque delle frequenze bloccate dalle molecole presenti nell’aria, dette linee di assorbimento, che ci permettono di studiare ed identificare la composizione chimica dell’atmosfera. Studiare l’atmosfera di un Esopianeta, come anche dei pianeti presenti nel nostro sistema solare, è un processo fondamentale se se ne vogliono comprendere a pieno le sue caratteristiche.
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Maggiori dettagli sulla scoperta dei Pianeti Superleggeri
Passando ora al nocciolo della notizia, da pochi giorni ad oggi, gli astronomi hanno osservato degli esopianeti che hanno dell’incredibile. Distanti 2600 anni luce dalla terra in un sistema solare chiamato Kepler 51 sono stati avvistati e osservati tre pianeti che hanno le dimensioni di Giove ma circa un centesimo della sua massa. Questi pianeti non rientrano in nessuna delle categorie planetarie note e sono stati soprannominati dai ricercatori col nome di Pianeti Superleggeri, dal momento in cui uno di questi esopianeti possiede una densità tanto bassa da essere addirittura inferiore a 0.1 grammi per centimetro cubo.
I ricercatori, osservando lo spettro della radiazione elettromagnetica di questi particolari esopianeti, che sono stati chiamati Kepler 51b e Kepler 51d, hanno scoperto che, ad un altitudine non indifferente, uno strato opaco nasconde l’atmosfera del pianeta, non rendendo così possibile capire né se il pianeta possiede una superficie né di che molecole è composta la sua atmosfera.
Delle simulazioni computerizzate hanno aiutato i ricercatori a capire quali condizioni potessero creare dei mondi così leggeri ma circondati da un guscio così opaco. Il risultato migliore è stato quello che ha chiamato in causa una delle lune di Saturno: Titano. Questa luna presenta, in maniera analoga, un guscio opaco che copre la sua atmosfera, ed è costituito da una miscela di idrogeno ed elio ricoperto da uno spesso strato esterno di metano. Si è ipotizzato dunque che per Kepler 51b e Kepler 51d il fenomeno osservato fosse simile, se non identico.
Il team di ricercatori ha scoperto inoltre che questo tipo di atmosfera si disperde molto velocemente nello spazio spiegando perché questa nuova tipologia di pianeti sia estremamente rara. Quelli osservati intorno alla stella Kepler 51 sono molto giovani e si trovano in uno stato iniziale della loro evoluzione. Per questo motivo gli scienziati hanno dedotto che, evolvendosi, questi pianeti potrebbero prendere le forme di pianeti che più riconosciamo, come delle versioni di Nettuno in miniatura, tuttavia non ne sono completamente certi lasciando per ora la categoria dei pianeti superleggeri ancora un punto da approfondire.
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