Negli ultimi giorni l’Europa è stata protagonista indiscussa dell’ingegneria aerospaziale. Il lancio del razzo vettore Soyuz-ST è avvenuto con successo il giorno 18 di questo mese dalla base di Kourou (Francia) ed ha portato in orbita quelli che saranno i 5 satelliti che rivoluzioneranno l’osservazione dello spazio e l’Astronomia.
Tra i satelliti trasportati in orbita dal Soyuz abbiamo: il rinomato Cosmo SkyMed (un radar di telerilevamento della Terra), nato nel 2007 e promosso dall’ Agenzia Spaziale Italiana e dal Ministero della Difesa, il quale inaugura la seconda generazione del programma civile e militare di un accordo intergovernativo bilineare Italia-Francia siglato nel 2001 a Torino; Due satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) Cheops e il più piccolo Ops-Sat: il primo destinato all’individuazione di pianeti esterni al sistema solare in grado di ospitare la vita, al quale ha contribuito anche l’Università di Padova; il secondo, invece, contenente il più potente calcolatore mai inviato in orbita; l’Eye-Sat del centro di ricerca Francese Cnes progettato da degli studenti universitari per le ricerche astronomiche ed infine l’Angels (Argos Neo on a Generic Economical and Light Satellite) a dimostrare e testare la tecnologia della nuova generazione di satelliti che la Francia intende rilasciare in orbita nel 2022.
Il rilascio di tutti i satelliti ha richiesto più di 4 ore di costante lavoro. Il primo a distaccarsi dal razzo è stato il satellite Cosmo SkyMed; successivamente, dopo due ore, è stato il turno del satellite Cheops e, dopo altrettante ore, quello del piccolo Ops-Sat; i satelliti Eye-Sat ed Angels hanno richiesto invece meno tempo rispetto agli altri, i quali sono stati rilasciati in orbita nell’arco di soli 10 minuti.
Soyuz: le altissime prestazioni di Cosmo SkyMed
Le parole che presidente dell’Asi Giorgio Saccoccia all’ANSA sono state di grande incoraggiamento: “C’era una grande attesa per questo lancio considerando il successo che il programma ha avuto finora ed è stato riconosciuto il lavoro condotto dall’Italia in questo campo a livello mondiale. Adesso avere il primo satellite di seconda generazione significa proseguire con queste prestazioni che ci hanno contraddistinto, prestazioni nettamente superiori ai satelliti di prima generazione: la risoluzione delle immagini radar è di granlunga maggiore, la trasmissione dei dati avviene con più facilità e in tempistiche minori; in generale l’intera missione è molto più flessibile.”
La seconda generazione di satelliti Cosmo SkyMed prevede il lancio di altri satelliti analoghi che andranno poi a sostituire quelli della prima generazione che giungono a terminare la loro “vita operativa”. Il primo degli altri cinque satelliti previsti, atti a compiere quest’obbiettivo, verrà lanciato verso la fine del 2020. Nel frattempo si sta provvedendo già all’avvio dei contratti per i successivi satelliti Cosmo SkyMed che da oltre dieci anni contribuiscono in modo importante ed a livello internazionale nel monitoraggio ambientale, la sicurezza nazionale nell’ambito della prevenzione di disastri naturali, per la protezione dell’ambiente, del patrimonio archeologico, gestione delle infrastrutture, ed in generale, la cura del nostro pianeta.
Giove: la sonda Juno scopre 7 cicloni sul pianeta. I dettagli
Il satellite Cheops, il cacciatore di pianeti alieni
L’importante contributo Italiano offerto anche per quanto riguarda il satellite Cheops (Characterising ExoPlanets Satellite) dell’ Esa fornirà alla comunità scientifica mondiale un nuovo strumento di osservazione degli Esopianeti già noti e la scoperta di altrettanti che dovrebbero, secondo le stime, essere in grado di ospitare la vita come la conosciamo.
“Cheops” ha proseguito Saccoccia “osserverà le stelle attorno le quali sono già stati scoperti esopianeti in grado di ospitare vita e farà una ricerca dettagliata per stabilire se questi hanno le capacità adatte a sostenerla. Gli indizi arriveranno sempre dalla variazione luminosa della stella provocate dal transito del pianeta: questo permetterà di stabilire vari parametri dell’esopianeta osservato quali massa, volume, densità atmosferica ed a dare un importante contributo nel migliorare la raccolta dati è proprio il telescopio montato sul satellite di fattura Italiana.”
Segui Termometro Politico su Google News
Scrivici a redazione@termometropolitico.it