Sentenza Cannabis: la Cassazione ha decretato che coltivare marijuana in piccole quantità ed esclusivamente per uso personale non è reato.
Il 19 dicembre scorso, esaminando un ricorso presentato a ottobre, a sezioni penali riunite, la Corte di Cassazione ha stabilito che la coltivazione di marijuana in piccole dosi e solo per uso personale non costituisce reato. Le motivazioni della sentenza non sono state ancora depositate, dunque, non se ne conoscono nello specifico i dettagli, d’altra parte, nel testo del dispositivo si afferma che: “non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica. Attività di coltivazione che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante e il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore”.
Cannabis light illegale: la sentenza della Cassazione “è reato”
La legge non cambia
Detto ciò, si deve precisare che non è cambiata la legge, quindi, non è detto che tutte le sentenze di grado inferiore d’ora in poi si muoveranno nella stessa direzione dell’ultimo pronunciamento degli Ermellini: tuttavia, l’interpretazione giurisprudenziale dei casi di coltivazione di cannabis analoghi a quello trattato (in piccoli vasi per una produzione chiaramente “privata”, per farla breve) a partire da questo momento non potrà non tenere in considerazione questa recente decisione degli alti giudici.
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D’altro canto, quella della Cassazione è una netta inversione di rotta rispetto all’orientamento finora tenuto nell’esame di casi riguardanti la coltivazione – anche in piccole quantità e per uso personale – di marijuana. Infatti, la Corte si è mossa negli ultimi anni nel segno di una sentenza della Corte Costituzionale del 2016, quest’ultima fu chiamata a esprimersi sulla materia dopo l’abrogazione della Legge Fini-Giovanardi (per cui la detenzione di modiche quantità di cannabis era passata da reato a illecito amministrativo), stabilendo il principio che la coltivazione in ogni caso era reato. Solo le motivazioni della sentenza potranno chiarire la situazione, insomma.
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