Il 2019 è stato un anno intenso per la politica italiana. Ci sono state elezioni nazionali, quelle europee, e dopo tre mesi è anche cambiato il governo, con un ribaltone che ci ha portato da un esecutivo tendente a destra a uno decisamente più di sinistra, pur se con lo stesso premier, Giuseppe Conte
Chiaramente il gradimento dei partiti e ancora più dei leader ne sono stati affetti.
La prima cosa che emerge però è che sostanzialmente c’è un generale calo del consenso per tutti, o quasi. Il dato più rilevante sembra essere la perdita di fiducia nella classe politica in generale, che fa da paio a quella verso quasi tutte le istituzioni, forse come risposta agli ennesimi balletti, alle giravolte nelle alleanze tra i partiti?
D’altronde un po’ tutti hanno rinnegato le prese di posizione dell’ultimo anno. Salvini quando ha voluto di propria iniziativa per primo chiudere l’esperienza di governo con il Movimento 5 Stelle. I pentastellati che hanno costituito un governo con i nemici giurati del PD. Il PD e soprattutto Matteo Renzi che si sono coalizzati al M5S da cui si dicevano distanti.
E così il governo passa dal 59% di giudizi positivi di gennaio al 44% di dicembre secondo i sondaggi politici di IPSOS pubblicati sul Corriere in questi 12 mesi. Anche se il minimo è stato raggiunto in ottobre e novembre con il 42%. Il Conte bis appare meno popolare del Conte Uno.
Il premier tuttavia gode di una fiducia maggiore di quello del suo esecutivo, oggi come a inizio 2019. Anche se il declino ha colpito anche lui. È passato da 64% al 47%.
È tuttavia molto più popolare degli altri leader
Sondaggi politici IPSOS, Di Maio dal 45% al 21% nel 2019
Il leader di partito che vive la caduta peggiore è certamente Luigi Di Maio. A gennaio il 45% degli intervistati gli dava una valutazione positiva. A dicembre solo il 21%, in leggera risalita rispetto al 18% di novembre. Sostanzialmente solo gli elettori del Movimento 5 Stelle e poco più.
Il calo si è verificato soprattutto con la nascita del Conte bis, quando presumibilmente ha perso la fiducia dei leghisti, ma era cominciato anche prima, e ha fatto il paio con il crollo del suo movimento nelle urne.
Il suo precedente alleato e ora avversario Matteo Salvini tuttavia non può cantare vittoria. È passato dal 55% di gennaio e dal 58% di marzo al 37 e 38% di novembre e dicembre.
Di fatto solo una parte degli elettori del centrodestra, che come coalizione sfiora il 50%, ha fiducia in lui. Anche in questo caso il crollo è avvenuto con la crisi di governo provocata in estate.
E ora è insidiato dall’unica politica che vede la popolarità in aumento, Giorgia Meloni, che era al 31% di fiducia in gennaio, è salita al 38% a maggio per poi riscendere e però riguadagnare il 41% in ottobre. A dicembre nonostante il calo al 36% rimane più popolare che a inizio anno.
Molto indietro stanno gli altri. Zingaretti al 24%. Rispetto all’inverno scorso, quando era stato eletto, ha perso 11 punti. Ma a novembre era sceso fino al 20%. Non è riuscito a imporsi come una figura di primo piano nell’agone politico.
E ai margini rimangono anche i due ex premier Berlusconi e Renzi. Intorno al 20% il primo, e solo al 13% il secondo, che anche dopo aver fondato il proprio partito non riesce a liberarsi dal primato di leader meno amato che detiene dalla fine del suo governo.
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