Buoni fruttiferi postali in prescrizione per errore, il servizio di Striscia
Ultime notizie sui buoni fruttiferi postali: stavolta si parla dei Bfp della serie AF emanati nel gennaio 2001. Ecco cosa sta succedendo.
Non solo fanno discutere i buoni fruttiferi postali trentennali (quelli del post-decreto del 1986 per intenderci), ma adesso anche i Bfp della serie AF emanati nel 2001 sono al centro delle cronache. Protagonisti di un servizio di Striscia la Notizia ma, indagando un po’, anche della recente giurisprudenza. Cosa sta succedendo e come devono comportarsi i titolari dei Bfp della Serie AF del 2001?
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Buoni fruttiferi postali AF/AA1: la sentenza del 2007
Partiamo dalla giurisprudenza, e più precisamente da una sentenza del giudice di pace di Perugia, risalente a ottobre 2017, che ha condannato Poste Italiane a pagare l’importo effettivamente spettante al titolare di due buoni fruttiferi postali della serie AF emanati nel gennaio 2001. Sul retro di questi titoli vi era indicata la seguente dicitura: “L’importo raddoppia dopo 9 anni e 6 mesi e triplica dopo 14 anni al lordo delle ritenute erariali”. Peccato però che al momento del rimborso Poste Italiane aveva elargito un rimborso equivalente a 1/3 di quanto promesso. Tutta colpa di un nuovo decreto ministeriale, stavolta datato 19 dicembre 2000 e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 300 del 27 dicembre 2000, nel quale si dispone la sostituzione della serie di titoli sottoscritti (AF) con un’altra (la serie AA1) che ha un diverso rendimento e una diversa scadenza. Poste Italiane si è difesa affermando di aver dato opportune comunicazioni ai propri clienti (avvisi nei propri locali, fogli informativi, etc.), senza però riuscire a provare la consegna della documentazione al cliente. Da qui la decisione del giudice di pace di Perugia che ha obbligato Poste a rimborsare il titolare di Bfp di quanto effettivamente era scritto sul retro.
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Bfp AF/AA1: il caso recente a Treviso
I buoni della serie AF diventati AA1 sono stati protagonisti anche di un servizio di Striscia la Notizia: la storia è differente e rimanda a un uomo che abita a Istrana, in provincia di Treviso, e che ha regalato assieme ai suoi nonni 1 milione di lire a 2 dei suoi 3 figli per la maturità. I ragazzi hanno poi optato per l’investimento dei soldi in buoni fruttiferi postali, sottoscrivendo dei Bfp della serie AF e lasciandoli maturare nel tempo. Dopo 16 anni, la figlia Maria Grazia aveva bisogno di acquistare una macchina e così ha deciso di andare a riscuotere: la donna ha però ricevuto una brutta sorpresa, perché alle Poste le hanno comunicato che il titolo era scaduto. Ma come poteva essere scaduto dopo 16 anni un buono ventennale? Semplicemente perché era stato sostituito da un altro tipo di buono fruttifero (6 anni) della serie AA1, codice apposto in fase di sottoscrizione del buono, che per Poste valeva come informazione chiara e completa nei confronti del cliente. Dopo aver scritto all’Arbitro Bancario, la donna si è vista corrispondere gli interessi, ciò nonostante per il Collegio di Roma la signora avrebbe dovuto leggere quanto pubblicato in Gazzetta Ufficiale, mentre per l’Arbitro Bancario e Giudiziario di Milano lo scarabocchio che sanciva la serie AA1 era nullo. Possono gli Arbitri Bancari di diverse Regioni dare risposte differenti? A quanto pare sì, perché un buono AA1 si prescrive in 6 anni, mentre un buono AF scade dopo 20: bisogna però valutare attentamente ogni singola situazione e rivolgersi ai legali per avere quanto spetta di diritto e far valere le proprie ragioni, laddove possa ovviamente risultare opportuno.
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