È recente la notizia dell’accelerazione della revoca delle concessioni autostradali. Lo afferma il Governo, tramite le parole del capo politico M5S, Luigi di Maio: il decreto milleproroghe 2020, infatti, include anche quello che è stato definito dal leader pentastellato “il percorso che ci permetterà di revocare le concessioni ai Benetton“. Ma che cosa sono in sintesi le concessioni autostradali, da quali regole sono disciplinate e a che servono? Ecco di seguito le informazioni utili a riguardo.
Concessioni autostradali: che cosa sono? quali finalità?
Le concessioni autostradali costituiscono, sin dagli albori delle autostrade in Italia, lo strumento strumento giuridico di riferimento per il settore del traffico ad alta velocità. Infatti, quasi tutta la rete è da decenni gestita da concessionari privati e non dallo Stato (attraverso la sua società controllata Anas). Sul piano delle origini, le concessioni autostradali derivano dalle concessioni ferroviarie del XIX secolo, e si caratterizzano per essere un contratto tra una pubblica amministrazione ed un operatore economico privato, ovvero un negozio giuridico a titolo oneroso tra la PA ed un’azienda privata.
In altre parole, è una sorta di partenariato, ovvero un accordo di natura economica per il raggiungimento di obiettivi comuni, tra lo Stato e un’impresa privata (Autostrade per l’Italia S.p.A.), altamente specializzata nel settore dello sviluppo di infrastrutture. Ma quali sono le finalità delle concessioni autostradali? perché sono utilizzate?
La risposta è legata a considerazioni economiche: le concessioni autostradali, infatti, consentono che competenze e capitali privati siano sfruttati per integrare le risorse pubbliche e consentire nuovi investimenti in infrastrutture e servizi pubblici, senza rischi di aumento del debito pubblico.
Le normative di riferimento e la differenza con l’appalto
Il nuovo Codice dei contratti pubblici (ovvero il d.Lgs. n. 50 del 2016, modificato dal D.Lgs. n. 56 del 2017) può ritenersi oggi la fonte di riferimento in materia di affidamento delle concessioni autostradali. In particolare rileva l’art. 178 del testo citato, che regola compiutamente il regime delle concessioni autostradali, definendo iter procedurali e funzioni dei soggetti di riferimento in materia (come ad esempio quelle del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Bisogna, inoltre, ben distinguere tra concessioni autostradali e appalti: qual è la differenza?
In un appalto pubblico, un’azienda riceve un importo fisso in denaro per terminare il lavoro richiesto o prestare un servizio; nella concessione autostradale, invece, non c’è alcuna remunerazione fissa, dato che l’azienda è ottiene un guadagno dall’autorizzazione a gestire o sfruttare un’opera o servizio – ovvero la rete autostradale – esponendosi contestualmente a potenziali perdite sugli investimenti fatti. In altre parole, la società che gestisce le autostrade come concessionaria è remunerata con i pedaggi, e deve sostenere il rischio d’impresa, per il quale le entrate ottenute potrebbero non coprire di fatto gli investimenti e i vari costi sopportati.
Concludendo e ritornando alle notizie degli ultimi giorni, nel decreto Milleproroghe sopra citato, è in effetti prevista una norma per la quale in ipotesi di revoca, decadenza o risoluzione di concessioni di strade o autostrade, in attesa dell’effettuazione degli iter di gara per trovare un nuovo concessionario, la gestione sarà ricondotta all’Anas, la quale sarà tenuta a svolgere le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria ed anche le idonee attività di investimento per la riqualificazione o l’adeguamento della rete autostradale italiana.
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