Attacco Usa Iraq: generale Suleimani ucciso da un raid. Ultime notizie
Attacco Usa Iraq: le forze armate statunitensi hanno condotto un attacco all’aeroporto di Baghdad uccidendo anche il generale iraniano Qassem Suleimani
Attacco Usa Iraq: nella notte tra giovedì 2 gennaio e venerdì 3 gennaio 2020, le forze armate statunitensi hanno condotto un attacco con droni all’aeroporto della capitale irachena Baghdad uccidendo anche il generale iraniano Qassem Suleimani.
Attacco Usa Iraq: ordine diretto di Trump
L’attacco in cui ha trovato la morte il generale Suleimani è stato ordinato direttamente dal Presidente Trump e, a quanto pare, era stato previsto in seguito all’uccisione di un contractor americano a dicembre insieme a un’altra operazione contro la milizia irachena filo-iraniana di Kataib Hezbollah che poi aveva determinato l’assalto all’ambasciata americana di Baghdad avvenuto tra martedì e mercoledì di questa settimana.
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La Difesa Usa ha successivamente diramato un comunicato in cui spiegava come l’alto ufficiale di Teheran sia ritenuto responsabile della morte di centinaia di militari americani e che “stava attivamente sviluppando piani per attaccare i diplomatici americani”. Oltre a Suleimani, tra le vittime dell’attacco ci sarebbe anche Abu Mahdi al Muhandis, comandante proprio di Kataib Hezbollah. Non è ancora chiaro se siano stati colpiti insieme o in momenti distinti: Suleimani era appena arrivato in aereo dalla Siria prima che l’auto su cui viaggiava fosse colpita da un missile.
Chi era il generale Suleimani?
Il generale Qassem Suleimani, 62 anni, dopo una carriera militare cominciata con la rivoluzione khomeinista, era diventato il capo delle Quds (che in arabo significa “Gerusalemme”), forze speciali delle Guardie rivoluzionarie iraniane specializzate nelle operazioni al di fuori della Repubblica islamica, nel 1998. Tradotto: era di fatto il vertice tattico dell’intelligence iraniana, una delle figure più influenti dell’intero scenario mediorientale; tanto per citare un paragone pronunciato da diversi analisti, è come se gli iraniani avessero ucciso uno “storico” capo della CIA.
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Chiaramente da Teheran non si è esitato a parlare di “aggressione”, di “terrorismo”, quasi di un “atto di guerra” a proposito della sua uccisione. Adesso non è difficile capire come sia altissima la tensione tra Washington e l’Iran: gli studiosi, però, ritengono improbabile che tra le due potenze si scateni una vera e propria guerra. Molto più concreta la possibilità che lo scontro si accenda in paesi “terzi”, a cominciare dall’Iraq, passando per la Siria.
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