TP racconta il No B Day a Roma e Londra
TP racconta il No B Day a Roma e Londra
Ore 16,30: sotto il palco è già affollato, presidiato lateralmente dai numerosi militanti dell’Idv
Sabato 5 dicembre si è svolto a Roma il cosidetto “No B Day”, una manifestazione nazionale concepita all’indomani della bocciatura costituzionale del lodo Alfano, allo scopo di chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi dalla presidenza del Consiglio. Una manifestazione che, per la prima volta nella storia politica italiana, è nata e si è concretizzata raccogliendo adesioni ed organizzando materialmente l’evento, tramite internet.
Il Termometro Politico era presente con tre inviati; sia al corteo partito da Piazza della Repubblica, sia presso il palco montato in Piazza San Giovanni in Laterano, sia a Londra. Questo il loro racconto e le loro impressioni della giornata.
Ore 17,00: il corteo non è ancora arrivato, eppure la piazza è già quasi tutta piena
La Piazza
di Salvatore Borghese
[ad]Piazza San Giovanni in Laterano è una delle più grande piazze di Roma, sede dell’annuale concerto del Primo maggio in occasione della Festa nazionale del lavoro. Dopo il Circo Massimo, è certamente lo spazio più grande in termini di capienza, potendo contenere fino ad oltre 150.000 persone ben ammassate. Al di là delle polemiche sulla reale affluenza, appare evidente che la piazza era pienissima anche più di certe occasioni del passato in cui si erano proclamati numeri davvero iperbolici. Già il fatto che, a due giorni dalla manifestazione, la scelta della piazza di destinazione del corteo sia stata deviata su Piazza San Giovanni (prima era previsto che fosse Piazza del Popolo) dà l’idea dell’enorme, e per certi versi inaspettata, adesione che questo evento ha raccolto. Cosa nient’affatto scontata, dal momento che si è trattato della prima manifestazione di massa interamente concepita ed organizzata via web (in particolare attraverso Facebook). Se la partenza del corteo da Piazza della Repubblica era previsto per le 14.00, e l’arrivo almeno un paio d’ore dopo, già verso le 14.30 a Piazza San Giovanni c’erano diverse migliaia di persone. Gli interventi degli oratori erano previsti solo a partire dalle 16.30, ma il concerto di apertura delle giovani rock band era già cominciato. Così come erano già sul posto gli innumerevoli stand delle associazioni, dei quotidiani e di alcuni partiti – in primis, Rifondazione comunista/Federazione della Sinistra e Italia dei Valori. Questi ultimi non erano stati avari di striscioni e bandiere, e un fotografo “malizioso” avrebbe avuto gioco facile a fotografare il più grosso degli stand Idv, gremito di bandiere di tutte le dimensioni, proprio a ridosso del palco, come “prova” della contiguità tra questo partito e gli organizzatori dell’evento; oppure a fotografare la fila di banchetti e tende delle varie sigle della sinistra “radicale”, da Rifondazione a Sinistra Critica, passando per il Partito comunista dei Lavoratori, per farla passare come l’ennesima piazza dei “comunisti” che più riempiono le piazze meno voti ricevono alle elezioni. In realtà tra militanti e dirigenti, tutti questi partiti erano presenti con qualche centinaio di persone al massimo. Tutte le restanti migliaia erano comunissime persone, accomunate dalla condivisione di una piattaforma semplice come poche volte (la richiesta di dimissioni al presidente del Consiglio) nonché da un indumento, una borsa o anche un ombrello, di colore viola. Ed erano tante queste persone, e sempre di più con il passare delle ore: la piazza era praticamente piena già prima dell’arrivo del corteo, anch’esso numerosissimo. La novità rispetto ad altre manifestazioni, compresa quella del 3 ottobre per la libertà di stampa, era (anche) nella composizione: per almeno i due terzi, giovani sotto i 30 anni, moltissime donne e ragazze.
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